«Il vero, grande “problema sociale, turistico, economico” del Trentino non sono gli orsi, ma le istituzioni comunali e provinciali, le quali da anni ignorano sistematicamente le disposizioni di legge e poco o nulla fanno per agevolare la convivenza con gli orsi e tutte le altre specie selvatica. Ad esempio, l’assessore Failoni potrebbe spiegare a tutti i residenti e ai turisti il motivo per il quale i bidoni anti-orsi non sono stati ancora posizionati su tutto il territorio della provincia quando è ormai noto a tutti, ma evidentemente non al dottore Failoni, che sono proprio i rifiuti organici ad attirare i plantigradi nei centri abitati».
L’Ente Nazionale Protezione Animali replica così all’assessore della PAT, che oggi non ha perso occasione per rilanciare la campagna ursofobica alimentata dagli agricoltori estremisti e dalla Giunta Fugatti. Peraltro, non meno di due settimane l’associazione aveva chiesto allo stesso Failoni di sapere quanti cassonetti fossero già stati posizionati e aveva altresì chiesto di essere informata circa le tempistiche necessarie per l’intera copertura del territorio provinciale. Ad oggi nessuno ha ancora dato riscontro a queste richieste.
«A Roberto Failoni abbiamo anche chiesto di conoscere quali misure la PAT abbia previsto per reprimete, e magari prevenire, il pericolosissimo fenomeno dei “cacciatori di selfie” che – prosegue l’associazione animalista – oltre a causare maltrattamento agli animali selvatici, mettono in gravissimo pericolo l’incolumità propria e di tutti gli altri cittadini. Cosa farebbe l’assessore Failoni qualora un animale dovesse reagire, come è peraltro naturale, a questa barbara forma di persecuzione? Lancerebbe forse l’ennesimo anatema contro la fauna trentina? Neanche in tal caso abbiamo avuto un riscontro positivo: evidentemente le istituzioni vogliono interloquire soltanto con una parte della società, quella a loro politicamente più affine».
Proprio per questo, l’Ente Nazionale Protezione Animali diffida l’assessore Failoni e la PAT dallo strumentalizzare l’incontro ravvicinato, avvenuto ieri a Molveno, tra mamma orsa e una famiglia di turisti. Un incontro che, con buona pace della propaganda ursofobica, non ha avuto conseguenza né per l’una né per gli altri. A dimostrazione del fatto che il più grande pericolo per le persone non sono i plantigradi ma l’assenza o la carenza di tutte quelle misure necessarie a garantire la convivenza tra noi e i grandi carnivori.