Green Hill. Rese note le motivazioni della sentenza. Enpa: reati così gravi da spingere il giudice a negare le attenuanti generiche agli imputati

«Le motivazioni delle sentenza Green Hill confermano pienamente l'accoglimento del quadro accusatorio ipotizzato dalle associazioni. Vi è dunque il riconoscimento, come si legge nella sentenza, che le etoanomalie rilevati sui cani presenti all’interno della struttura, sono conseguenza diretta ed immediata delle condizioni ambientali e gestionali del sito, e sono da imputare alle plurime, gravissime violazioni delle prescrizioni contenute nel decreto legislativo 116/92 relativo alla protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali». Lo dichiara l'Ente Nazionale Protezione animali, che prosegue: «La gravità della condotta posta in essere dagli imputati emerge con forza da un particolare tutt'altro che secondario – prosegue l'Enpa – vale a dire dalla decisione del giudice di non riconoscere le attenuanti generiche ai condannati, benché essi fossero incensurati».

La sentenza del processo Green Hill ribadisce un principio cardine del nostro ordinamento,già espresso numerose volte dalla Corte di Cassazione: chiunque esercita un'attività in forza di un'autorizzazione deve restare, sempre e comunque, nei limiti di quanto autorizzato, a prescindere dal tipo di attività svolta; diversamente si viene a configurare una ipotesi di reato. Nessuno può quindi sentirsi legittimato a pensare che nel nostro ordinamento esista una “terra di nessuno” nella quale i reati contro altri esseri senzienti restano impuniti soltanto perché gli animali vengono impiegati in determinate attività quali – in questo caso – quelle di sperimentazione.

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