FESTIVAL DI VENEZIA. PRESUNTI MALTRATTAMENTI NELLA PELLICOLA TURCA “SIVAS”. L’ENPA: LA PRODUZIONE FACCIA CHIAREZZA

 «La produzione del film turco “Sivas”, in concorso al festival di Venezia, chiarisca in modo assolutamente certo che in occasione delle riprese della pellicola, centrata sui combattimenti tra cani, vietati dalla legge italiana, nessun animale è stato oggetto di maltrattamenti.» Così l'Ente Nazionale Protezione Animali all'indomani di una proiezione che, per la asprezza di alcune scene, è stata criticata duramente dagli stessi “addetti ai lavori”.
 
«Prendiamo atto delle precisazioni del regista ma le riteniamo troppo generiche e del tutto insufficienti a fugare i molti dubbi espressi al riguardo – prosegue l'Ente Nazionale Protezione Animali -. D'altro canto, come sta a ricordare il caso di Tornatore, non sarebbe la prima volta che ad animali vengono inflitte sofferenze inammissibili solo per alimentare quella che viene presentata come una presunta forma d'arte. L'arte, infatti, non può nutrirsi del sangue di creature innocenti.»
 
Infatti, oltre alla questione del presunto maltrattamento, il film “Sivas” chiama in causa un altro “aspetto sensibile” legato alla trama. «C'è qualcosa che non torna, un elemento dissonante nella storia di un bimbo che prima da un'alta prova di pietas ed empatia salvando la vita di un “combattente” – prosegue l'Enpa -, ma poi si cala nelle vesti di aguzzino sfruttando egli stesso l'animale nel circuito dei combattimenti tra cani. Con l'ulteriore aggravante di uscirne vittorioso.»
 
Insomma, secondo l'Enpa, a livello contenutistico ci si trova in presenza di un vero e proprio corto circuito (il riscatto del ragazzo e del suo “amico a quattro zampe” passa attraverso la reiterazione di un reato) che rischia di attribuire valenze positive a comportamenti eticamente riprovevoli che non a caso sono puniti a livello penale come reato. Insomma se non siamo all'apologia di reato poco ci manca.
 
«Tra l'altro – conclude l'Enpa – “Sivas” è un film che non rende giustizia né al popolo turco né alla Turchia. E' opportuno ricordare, infatti, che negli ultimi anni la Turchia ha fatto importanti passi avanti nel modo in cui gli animali vengono trattati. Anche i cani randagi che spesso vengono accolti dalla popolazione con un rispetto e una tolleranza a noi sconosciuti. Ma tutto questo non fa parte delle pellicola, che ci trasmette l'idea di un Paese arcaico e irrimediabilmente ancorato a comportamenti anacronistici e crudeli.» 
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