“Quali sono le proposte che il governo italiano intende presentare alla COP 29 per contrastare il global warming?” Lo chiede l’Ente Nazionale Protezione Animali al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, segnalando il silenzio con cui l’esecutivo del nostro Paese ha affrontato il percorso di avvicinamento alla Conferenza mondiale sui cambiamenti climatici, che si apre oggi a Baku, Azerbaijan. Questa indifferenza, che peraltro riflette gli indirizzi politici anti-ambientalisti finora avallati da governo e maggioranza, non ha alcuna ragione d’essere, anche alla luce delle recenti catastrofi naturali che hanno devastato la Città di Valencia e la regione Emilia-Romagna. Catastrofi che hanno costi umani ed economici elevatissimi e che dimostrano come la situazione climatica del pianeta sia del tutto fuori controllo.
L’emergenza, tuttavia, non sembra essere una priorità per il nostro Governo, che mostra una determinazione incrollabile nel perseguitare lupi, orsi, cinghiali, piccoli uccelli e altre specie selvatiche; la nostra più preziosa biodiversità. “Signor ministro sappiamo che per l’esecutivo gli animali selvatici rappresentano un pericolo assai più rilevante e immediato di uno tsunami. Quello che invece non è dato conoscere – scrive Enpa – sono le proposte politiche che il nostro governo intende presentare alla COP 29. Quali indirizzi intende promuovere il suo ministero? Quali contromisure suggerisce di adottare per contrastare il climate change?”, chiede l’associazione animalista a Pichetto Fratin, denunciando per l’ennesima volta il disinteresse mostrato da una certa parte del mondo politico per i temi ambientali.
Invece, secondo l’associazione animalista, è essenziale che la COP 29 affronti finalmente la questione degli allevamenti intensivi e dell’alimentazione “animal based”. I sistemi alimentari mondiali producono complessivamente il 35% (Nature Food-FAO) delle emissioni mondiali di gas serra, oltre a divorare una quantità consistente delle risorse del pianeta. Non è più pensabile – sostiene Enpa – affrontare il tema del riscaldamento globale senza proporre un nuovo modello di sviluppo per il settore agricolo. Le pressioni delle potentissime lobby agricole hanno spinto i governi a rinviare il problema sine die oppure ad ignorarlo del tutto, ma il mondo si trova in un vicolo cieco che impone di ripensare il sistema degli allevamenti intensivi.
«Le fabbriche animali del pianeta, dove sono allevati, in condizioni spesso disastrose e disumane, decine di miliardi tra avicoli, ovini, bovini e suini, producono circa il 20% di tutti le emissioni climalteranti. Alle quali bisogna poi aggiungere quelle generate indirettamente attraverso la deforestazione». Proprio per questo a Baku è necessario puntare su una vera “agenda veg”, che promuova a livello globale una alimentazione “plant based”. «Sostenere che senza proteine animali miliardi di persone soffrirebbero la fame è una fake news. Invece – conclude Enpa – è vero il contrario: ad esempio oggi, nella sola Unione Europea il 75% dei cereali è impiegato per l’alimentazione. Entro il 2032, secondo la FAO, appena il 41% dei cereali prodotti in tutto il mondo sarà destinato all’alimentazione umana, mentre il restante 59% sarà impiegato per produrre mangimi e biocarburanti».