Con un valore complessivo di 640 milioni di euro, nel 2023 l’Italia si è confermata il terzo mercato europeo per i prodotti “veg”. Un mercato che, stando alle rilevazioni di GFI Europe, si espande a ritmo sostenuto. Nei tre anni compresi tra il 2021 e il 2023 il valore totale delle vendite di alimenti cruelty free, trainato anche dall’inflazione, è aumentato del 16% mentre le vendite unitarie hanno segnato +5,8%. Secondo un altro studio, condotto da AstraRicerche, un italiano su tre consuma abitualmente prodotti plant-based, cioè a base vegetale, mentre Veganok stima in 1.500 i produttori italiani specializzati di cibi vegetali o vegani. “I dati ci dicono che l’alimentazione “veg” è sempre più popolare e riscuote un crescente successo anche tre quei consumatori che non hanno rinunciato del tutto ai prodotti di origine animale. E’ proprio da questo successo– spiega l’Ente Nazionale Protezione Animali – che nasce la crociata ideologica promossa da alcune associazioni di categoria, dalla maggioranza e dal governo contro i burger vegetali, le polpette vegane, le salsicce cruelty free”.
Il primo atto di quella assurda storia culminò nel dicembre dello scorso anno con l’approvazione di una legge, fortemente voluta dal ministro dell’Agricoltura e da Coldiretti, che stabiliva il divieto di meat-sounding; che vietava cioè di utilizzare per gli alimenti plant-based vegetali le stesse denominazioni usate per quelli con derivati di animali. Il provvedimento, di chiara matrice ideologica e corporativa, aveva un ulteriore vizio di fondo poiché considerava i consumatori non in grado di distinguere tra un hamburger di chianina ed una a base di melanzane. Quella legge, come Enpa denunciò a suo tempo, era un doppio autogol dal momento che, oltre a non dimostrare particolare fiducia nelle capacità cognitive degli italiani, avrebbe finito per entrare in contrasto con le norme europee.
“La Corte di giustizia europea, intervenuta qualche giorno fa proprio sulla questione del meat sounding, ha confermato la liceità delle etichette cruelty free, accogliendo le argomentazioni mosse dai produttori e dal mondo animalista e ambientalista. Ciò nonostante – prosegue la Protezione Animali–in Italia vi è ancora chi si ostina a portare avanti la crociata anti-veg contro ogni ragione e ogni plausibile argomentazione. Una crociata che ha un solo vero obiettivo: frenare con la concorrenza sleale un settore che cresce a vista d’occhio senza nuocere ad alcun essere senziente”.