DL Agricoltura, il governo continua a accanirsi contro natura e animali

Le associazioni Enpa, Federazione Pro Natura, Lac, Lav, Legambiente, Lipu, Lndc Animal Protection, Oipa e Wwf Italia denunciano le conseguenze negative generate dal DL Agricoltura, approvato lo scorso 6 maggio in Consiglio dei Ministri, rispetto alla tutela degli animali. Si tratta dell’ennesimo provvedimento che contiene tutto e il contrario di tutto, in cui si sfruttano vere o presunte emergenze, non con l’obiettivo di risolverle ma solo per trasformarle in una scusa per elargire soldi pubblici e favori a vari settori. Non è un caso che il Decreto sia stato pubblicato esattamente un mese prima delle elezioni europee.

CARABINIERI TRASFERITI DA AMBIENTE AD AGRICOLTURA

Come accaduto con il DL Asset, anche in questo caso il Governo sfrutta l’occasione per accanirsi contro la natura e gli animali che sembra una vera ossessione per l’esecutivo e la maggioranza parlamentare. Il rischio concreto è che in fase di conversione, il DL venga ulteriormente infarcito di misure che ridurranno ancor di più il già debole sistema di tutele.
Il trasferimento della competenza funzionale dei Carabinieri forestali dal Ministero dell’Ambiente a quello dell’Agricoltura è un atto molto grave perché certifica l’approccio ideologico, anacronistico e antiscientifico secondo cui l’essere umano deve dominare la natura, piegandola ai suoi poteri e ai suoi capricci. Da ciò deriva la teoria, tradotta purtroppo in atti concreti, secondo la quale non è necessario tutelare la natura ma la stessa debba essere gestita solo in funzione delle esigenze degli esseri umani. Un approccio che contrasta totalmente con i principi dettati dagli articoli 9 e 41 della Costituzione. Non è un caso che il mondo venatorio stia già esultando per l’ennesimo regalo ricevuto: il passaggio della tanto criticata SOARDA (la sezione dei Carabinieri specializzata in antibracconaggio) sotto il diretto controllo del Ministero a loro particolarmente vicino.

IL CONTRASTO ALLA PSA

Una riflessione a parte merita quanto stabilito in tema di contrasto alla Peste Suina Africana (PSA). Le associazioni evidenziano come il ricorso alle forze armate per sparare ai cinghiali, sia una inutile e dannosa foglia di fico per tentare di nascondere un enorme fallimento politico e gestionale.
Si ricorda, infatti, che in questo campo, Governo e Parlamento hanno già nominato un commissario speciale con ampi poteri, modificato la legge sulla caccia, creando piani straordinari di contenimento affidati ai cacciatori, mascherati da bioregolatori, eliminando il ruolo di supervisione scientifica di ISPRA e di controllo delle forze di polizia. In questi anni sono state stanziate ingenti somme di denaro e con la scusa del contenimento della fauna sono stati aumentati di ulteriori 500.000 euro annui, i soldi pubblici regalati alle associazioni venatorie. A queste risorse si sommano oggi ulteriori somme (oltre 3 milioni di euro complessivi) forniti alle forze armate, cioè a personale privo delle necessarie conoscenze di questa materia, piuttosto che rafforzare gli organici delle Polizie Provinciali, organi deputati anche a questo genere di compiti, ormai paragonabili ad una specie in via di estinzione. Nonostante ciò’ la PSA avanza, arrivando nell’area del consorzio del Prosciutto di Parma e il Governo si illude di combatterla con carri armati e aviazione.

L’ESERCITO IDENTIFICHERA’ I CITTADINI

Preoccupante, infine, l’affidamento ai militari, di specifici poteri di identificazione dei cittadini, derivati dalle leggi varate durante gli anni di piombo, nei confronti di chi, a loro insindacabile giudizio, ostacoli le attività di abbattimento degli animali. Ricordiamo al Governo, concludono le associazioni, che il vero rischio per la sicurezza e la salute pubblica non sono gli animalisti che esprimono il loro dissenso ma le migliaia di privati cittadini armati, non adeguatamente formati e autorizzati a sparare dappertutto, nonché il ricorso a pratiche scorrette di gestione degli animali selvatici come la braccata e la caccia con i richiami vivi, autentici veicoli per la diffusione di patologie.

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