«Ben vengano gli interventi di riforestazione e di piantumazioni nelle aree urbane, tuttavia se non si fermerà la cementificazione del nostro territorio queste iniziative saranno inevitabilmente destinate ad avere una respiro assai corto». Lo dichiara l’Ente Nazionale Protezione Animali in occasione della giornata degli alberi, che si celebra proprio oggi. Purtroppo – spiega l’associazione animalista – uno dei pochi fenomeni che in Italia non conosce crisi, insieme con la crisi della biodiversità, è il consumo di suolo. Nel 2022, secondo le rilevazioni ISPRA, il nostro Paese ha perso perso altri 77 km2 di territorio, 900 ettari di territorio, trasformati in centri commerciali, strade, parcheggi, quartieri urbani. Oggi, circa un decimo della superficie nazionale (il 7.14% per un totale di ben 21.500 km2) è ricoperto dal cemento e questo, oltre a creare una situazione di gravissimo squilibrio per l’ambiente – la cementificazione sottrae spazi di vita alla biodiversità – getta le basi per quella che potrebbe essere definita una crisi idrogeologica permanente.
Contrariamente a quanto propagandato con una certa dose di fantasia da alcuni esponenti politici e rappresentanti istituzionali, a causare frane e inondazioni non sono né le nutrie né le marmotte – prosegue Enpa – ma il disboscamento e il cemento: se il primo aumenta la vulnerabilità del terreno rispetto ai fenomeni erosivi, il secondo riduce la capacità del suolo di assorbire e drenare l’acqua piovana.
Nonostante la situazione emergenziale del nostro Paese, testimoniata peraltro dalle recenti tragiche alluvioni in Toscana ed Emilia, molto si è parlato, ma poco è stato fatto per fermare le colate di calcestruzzo. «Ai politici che amano farsi fotografare mentre piantano qualche sparuto alberello in un parco cittadino, meglio se in periferia, non chiediamo di rinunciare al “bagno di folla”; chiediamo invece di adoperarsi fattivamente e di fermare la devastazione del nostro territorio. Per approvare la legge contro il consumo di suolo, su cui tutti si dicono d’accordo – conclude Enpa – basterebbe una minima parte dell’impegno profuso dal governo e dalla maggioranza per approvare a tempo di record le norme di “caccia selvaggia”, la censura delle etichette “veg” o il piano di contenimento della fauna selvatica».