«Affrontare in sede parlamentare il tema dell’inasprimento delle pene per chi dovesse uccidere, detenere o catturare un orso marsicano è un fatto positivo, ma deve essere reale ed efficace prevedendo che tali reati siano classificati come delitti e non come contravvenzioni. Invece, le misure in discussione alla Camera sono non solo insoddisfacenti ma anche discriminatorie». Lo dichiara l’Ente Nazionale Protezione Animali commentando la discussione parlamentare relativa alla conversione del “DL penale” (DL 105 del 10 agosto 2023) che all’articolo 6 bis prevede appunto un regime sanzionatorio più “severo” con l’arresto da 6 a 24 mesi (oggi è da 3 a 12 mesi) e un’ammenda da 4 mila a 10 mila euro (oggi da 1.032 a 6.197 euro).
Il presunto “giro di vite” dell’articolo 6 bis – spiega Enpa – è una misura più di facciata che sostanziale. In primo luogo perché esso interessa non tutti gli orsi ma soltanto quelli marsicani, introducendo così una inaccettabile discriminazione tra questi e tutti gli altri plantigradi che vivono sul territorio italiano. Se il legislatore intende riconoscere una protezione rafforzata agli orsi marsicani, portatori di un patrimonio genetico unico e inestimabile, può prevedere una specifica aggravante nel contesto di una fattispecie di reato più ampia (non limitata ai soli orsi marsicani) che pertanto tuteli tutta la specie in quanto tale.
Altro aspetto critico è quello relativo al presunto inasprimento delle sanzioni. Contrariamente a quanto Enpa chiede da anni il reato di cattura, detenzione e uccisione di orsi (così come di altri animali selvatici) vede confermata la sua natura contravvenzionale. Ciò implica, ad esempio, che il trasgressore possa essere sottoposto solo alla misura dell’arresto e non, invece, a quella ben più impattante della reclusione. Inoltre, malgrado l’incremento delle pene a valere su arresto ed ammenda, il regime sanzionatorio continua ad essere assai blando e con potere di deterrenza molto debole. «Le proposte normative all’esame di Montecitorio – conclude Enpa – sembrano dettate più dall’esigenza un po’ populista di placare l’indignazione per la morte di Amarena che non da una reale volontà di contrastare e prevenire i crimini contro gli orsi e, più in generale, contro la fauna selvatica».