La Provincia di Treviso ordina di uccidere le volpi, il consiglio di stato dice no. Le associazioni animaliste esultano: salvi centinaia di animali

La quinta sezione del Consiglio di Stato ha sospeso da oggi il pronunciamento del TAR del Veneto che sosteneva la legittimità del piano provinciale di abbattimento delle volpi in provincia di Treviso. Il piano, redatto dagli uffici provinciali nel 2013, ha efficacia fino al 2016 e prevede l'uccisione di 350 volpi ogni anno anche ricorrendo al crudele metodo della caccia in tana.

«Lo stop al piano di abbattimento disposto oggi dal Consiglio di Stato è una vera e propria vittoria che salverà la vita a centinaia di animali – esultano le associazioni Enpa, Lav, E Oipa – proprio ora che stanno per nascere i primi cuccioli».

La caccia in tana dei cuccioli di volpe, è uno dei metodi più crudeli. Vengono utilizzati piccoli cani appositamente addestrati per stanare i cuccioli e farli uscire dalle uscite secondarie delle tane, dove i cacciatori li attendono per ucciderli a fucilate. Molte volte, però, accade che la madre dei cuccioli ingaggi lotte furibonde con il cane per difendere i propri piccoli, come farebbe qualsiasi altro mammifero, umani compresi. Da queste lotte in genere ne ha la peggio mamma volpe con i suoi piccoli che vengono sbranati dal cane, il quale riporta anch'esso ferite molto gravi ricucite alla meno peggio dai cacciatori. E se ad essere uccisa è solo mamma volpe, allora i cuccioli sono destinati a morire di fame, rinchiusi nella loro tana nell'attesa di un genitore che non tornerà mai più.

La caccia alla volpe, oltre ad essere intrisa di crudeltà, è un tipo di caccia che dovrebbe essere definitivamente vietata. Le volpi sono l'unico predatore presente sul nostro territorio, le uniche che possono contrastare la presenza di altre specie indesiderate, eppure vengono uccise a migliaia ogni anno solamente perché possono in alcuni casi cibarsi di lepri e fagiani che i cacciatori ritengono di loro esclusiva proprietà.

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