Uccisione orsa Amarena. Ci costituiamo parte civile, serve pena esemplare per il carnefice.

L’Ente Nazionale Protezione Animali si costituirà parte civile nel procedimento giudiziario a carico del 57 enne di San Benedetto dei Marsi che il 31 agosto 2023 ferì a morte l’orsa Amarena. L’animale, che in quel momento era in compagnia dei suoi cuccioli, poi fuggiti, fu raggiunto da un colpo di carabina alla spalla che causò il perforamento di un polmone. «L’uccisione di Amarena non è soltanto un crimine contro la vita di un altro essere senziente, il quale peraltro non rappresentava un pericolo nessuno, ma costituisce anche un danno irreparabile per la conservazione di una specie a rischio e quindi per la biodiversità tutta», spiega l’associazione animalista. Di orsi marsicani ne restano appena 50 esemplari; la morte anche di uno solo di essi, soprattutto se imputabile a un gesto criminale che non può avere alcuna logica e motivazione, potrebbe avere conseguenze catastrofiche. Tanto più che – osserva Enpa – amarena era una femmina in età riproduttiva ed era preziosissima anche per il contributo futuro che avrebbe potuto dare alla conservazione della sua specie. Tuttavia c’è anche un altro aspetto da considerare: uccidendo la mamma, il suo carnefice, ha messo in gravissimo pericolo la sopravvivenza dei due cuccioli, ancora molto piccoli e, dunque, pienamente dipendenti dalla loro mamma. Fortunatamente questo non è accaduto e i figli di Amarena sono riusciti a cavarsela da soli ma sempre responsabilmente seguiti dalle autorità del PNALM.

«Per questo – prosegue l’associazione – vorremmo sapere da Gilberto Pichetto Fratin se, come da noi ripetutamente chiesto al ministro nel corso del tempo, il Ministero abbia provveduto a costituirsi nel procedimento penale, denunciando il gravissimo danno ambientale compiuto dal carnefice di Amarena. Al Ministero dell’Ambiente chiediamo un gesto di coraggio, un atto di civiltà, affinché chiunque distrugga il nostro patrimonio di vita selvatica sappia di non poter contare sull’impunità». La morte di mamma-orsa infatti non è stato un fatto né casuale né episodico; è stata, invece, la conseguenza di una campagna di terrore scatenata da certe associazioni di categoria e da certi politico-istituzionali contro gli orsi e la fauna selvatica tutta. «Ad armare la mano dell’uccisore di Amarena – conclude Enpa – è stato anche il clima di paura creato da alcuni irresponsabili. Auspichiamo che, per evitare il ripetersi di tali gesti criminali, il responsabile sia punito con una pena esemplare».

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