Una nuova inchiesta resa pubblica dalla coalizione “End the Cage Age” mostra la sofferenza delle galline ovaiole in gabbia

Italia, sono ancora oltre 16 milioni le galline allevate per la produzione di uova ad essere confinate in gabbia. Una forma di costrizione e confinamento inaccettabile, che ha gravi conseguenze sulla salute e sul benessere di questi animali. Le immagini fornite da Lav e diffuse dalla coalizione End The Cage Age, di cui anche Enpa fa parte, provenienti da allevamenti di galline ovaiole del Nord Italia, restituiscono un quadro molto critico: all’interno delle strutture gli animali appaiono sofferenti e le condizioni igienico-sanitarie sono del tutto inadeguate. Si tratta di vere e proprie fabbriche dove gli animali vivono in condizioni di grave privazione. Centinaia di migliaia di animali ammassati all’interno dei capannoni sovraffollati: questa la realtà all’interno degli allevamenti di galline ovaiole. Le immagini mostrano anche cadaveri lasciati a contatto con gli animali vivi, alcuni per molto più di 24 ore, in alcuni casi da settimane. I cadaveri sono stati trovati anche a contatto con le uova e con il cibo somministrato agli animali. La diffusione di infezioni è molto alta. Tra queste, in molti casi gli animali risultavano affetti da gastroenterite e infestazione da acari rossi, che sono stati in più casi rinvenuti sugli animali vivi, su quelli morti e sulle uova. Gli animali, sotto stress e con forti segnali di malessere, sono lasciati senza cure, a contatto con gli altri. Diverse galline, inoltre, presentavano i sintomi avanzati della ritenzione dell’uovo, causa di morte in tempi rapidissimi se non trattata. Il materiale ottenuto mostra che ci sono gravi deformazioni alle zampe degli animali costretti all’interno delle gabbie. I sistemi di pulizia sono spesso non adeguati o non funzionanti, con la conseguenza che le deiezioni sono a contatto con le uova deposte e gli animali stessi, tutti ammassati in uno spazio ristretto. Le condizioni di sovraffollamento ed altissima densità degli animali all’interno dei capannoni, insieme alle loro precarie condizioni di salute, costituiscono il terreno ideale per il contagio e la diffusione di patologie tra gli animali, e potenzialmente all’uomo, come nel caso di zoonosi quali l’influenza aviaria. È ormai evidente, dalla letteratura scientifica, che l’allevamento in gabbia non è adeguato a garantire condizioni di benessere a questi animali. Nelle gabbie, infatti, le galline non possono mettere in atto nemmeno i comportamenti naturali più semplici, come raspare il terreno ed esplorare l’ambiente, salire e ripararsi su un albero per sfuggire da animali aggressivi, appartarsi in tranquillità per deporre l’uovo, con gravi ripercussioni sulla loro salute. I livelli di stress e frustrazione spesso sfociano proprio in una grande aggressività, che si manifesta per esempio con plumofagia e cannibalismo, che causano gravi lesioni e ferite agli animali. E anche i cittadini sono sempre più sensibili alle condizioni in cui sono detenuti gli animali allevati a scopi alimentari.

Facebook
Twitter
LinkedIn