Un anno di governo Meloni, Enpa: mai avuto un esecutivo così ostile ai selvatici

Ricorre domani (domenica 22 ottobre) il primo anniversario dall’insediamento dell’esecutivo Meloni. Per l’occasione, l’Ente Nazionale Protezione Animali fa un primo bilancio sulle politiche promosse in questi dodici mesi dal governo e dai suoi ministri. Un bilancio che, secondo l’Enpa, non può non essere disastroso: negli ultimi 50 anni l’Italia non ha mai visto un esecutivo così ostile agli animali selvatici e al contempo così favorevole alle frange estremiste del mondo venatorio, agricolo e zootecnico, come l’attuale. «Per accontentare interessi di parte, quelli dei cacciatori, degli armieri e delle associazioni di categoria estremiste – sostiene Enpa – il governo sta smantellando la legislazione ambientale italiana costruita 30 anni fa e sta calpestando ogni principio scientifico. Tutto questo allo scopo di mercificare gli animali e creare un business. Nulla di più lontano dalla tutela di quella biodiversità che, seppur timidamente, figurava comunque nel programma dell’esecutivo».

Ecco alcuni dei provvedimenti più controversi di questi 12 mesi.

Caccia selvaggia e piano quinquennale di sterminio dei selvatici. Inserito nella Legge di Bilancio dello scorso anno, che nulla aveva a che vedere con la fauna e la materia venatoria, è stata la prima concessione accordata ai cacciatori e alle associazioni agricole. Le norme modificano in senso fortemente peggiorativo la legge 157/92 (sulla protezione della fauna) e prevedono la possibilità di sparare ovunque (anche nelle aree urbane e nelle zone protette) A qualsiasi specie selvatica ritenuta pretestuosamente “dannosa”. Non solo cinghiali e altri ungulati, ma anche – in teoria -animali appartenenti a specie particolarmente protette, come ad esempio I lupi.

Arriva la “Wagner” degli animali selvatici. Il piano quinquennale stabilisce che gli animali potranno essere uccisi anche da società private, ditte specializzate, non meglio precisati “operatori” oltre che – ovviamente – dai cacciatori. Per sterminare gli animali si potranno utilizzare mezzi finora vietati dalla legge, come sostanze tossiche, reti, visori notturni, luci artificiali. Potranno essere impiegati allo scopo anche richiami vivi. Si potrà sparare persino dalle imbarcazioni.

Stop alla prevenzione e ai metodi ecologici. Con lo stravolgimento della legge 157/92 voluto dal governo si chiudono le porte alla prevenzione e all’applicazione dei metodi ecologici (prima prioritari rispetto a qualsiasi ipotesi di uccisione) che la scienza e l’esperienza condotta sul campo dagli agricoltori virtuosi hanno dimostrato essere gli unici davvero efficaci per migliorare la convivenza con la fauna. Lo stravolgimento pone l’Italia in rotta di collisione con le direttive europee ed espone il Paese ad una procedura d’infrazione.

Il business della fauna. Vero obiettivo di queste modifiche normative è di autorizzare uccisioni in massa per creare una filiera della cosiddetta “selvaggina”. A tal fine viene prevista anche la creazione di centri di referenza, ai quali conferire la carne dei selvatici prima di commercializzarla. Un vero business, insomma, per cacciatori, armieri e agricoltori estremisti.

Esautoramento dell’ISPRA. Malgrado abbia citato la biodiversità all’interno del proprio programma, con le modifiche introdotte all’articolo 18 della legge 157/92 dal decreto “Asset”, il Governo ha esautorato l’ISPRA, vale a dire il mondo scientifico, dall’espressione dei pareri sui calendari venatori delle regioni, delegando la materia al Comitato Tecnico Faunistico Venatorio, che non ha nulla di tecnico ed è privo di competenze scientifiche, ma che invece è a schiacciante maggioranza venatoria.

Il “golpe del piombo”. Sempre nel decreto “Asset”, per quanto estranei per materia, il governo ha infilato emendamenti filo-venatori, pericolosi anche per la salute pubblica. Tali emendamenti continuano ad autorizzare l’uso dei proiettili al piombo nelle zone umide. Mentre l’Unione Europea, con uno specifico regolamento, che è immediatamente operativo negli Stati membri, le vieta in tutte le zone umide. Il Governo – per non scontentare cacciatori e armieri – ha dato una sua interpretazione “personalissima” di cosa debba intendersi per zona umida. Si tratta di una interpretazione restrittiva che consente di usare tali proiettili (tossici per animali, ambiente e persone, soprattutto a contatto con l’acqua) in moltissime zone umide del Paese. Infatti, gli unici divieti si riferiscono alle zone nelle quali la caccia è attualmente vietata. Una beffa, insomma, che si fa gioco dell’Unione Europea, delle sue richieste di modifica della nostra normativa e della procedura PILOT già attivata contro l’Italia.

La violazione dei diritti giurisdizionali. Il Governo è intervenuto anche per modellare la giustizia a favore dei cacciatori. Una misura del decreto Asset stabilisce infatti che in presenza di ricorsi contro i calendari venatori, il giudice del TAR non possa sospendere la caccia in attesa del giudizio di merito. Questo significa che i calendari venatori potranno contenere ogni sorta di violazione normativa e che, paradossalmente, la sentenza del TAR sulla loro illegittimità potrebbe arrivare dopo mesi, magari a stagione venatoria chiusa e a strage di animali già compiuta.

Mancata impugnazione di leggi regionali palesemente illegittime. E’ accaduto con le leggi “ammazza orsi” e “ammazza lupi” approvate dalle Province Autonome di Trento e Bolzano, ma anche con quella della Regione Lombardia, che modifica in modo incostituzionale l’identificazione degli uccelli utilizzati come richiami vivi. In entrambi i casi, la mancata impugnazione pone l’Italia in rotta di collisione con l’Europa, tanto più che le leggi di Trento e Bolzano indeboliscono lo status protezionistico rafforzato che la direttiva Habitat accorda ad orsi e lupi.

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