Trasmissione REPORT su petfood: quando sensazionalismo fa rima con allarmismo

La trasmissione Report, che già qualche mese fa non era stata tenera con le tesi animaliste  sulla fauna selvatica, passa come un treno ogni volta che si parla di animali, argomento su cui ironizza e che tratta con evidente sufficienza, facendo passare i detentori di animali come soggetti emotivi ed un po’ sfigati. Ieri sera è stata la volta del petfood. Speravamo, a dire il vero, in un’indagine obiettiva e concreta, che si ponesse la finalità di cercare pregi e difetti, non lo scandalismo a buon mercato come purtroppo è stato.
 
La trasmissione, infatti, piuttosto che cercare buoni e cattivi, si è messa contro l’intero sistema crocchette, perché non il benessere degli animali, ma evidentemente la lotta contro le industrie capitalistiche pare il vero target. Riprova nell’apoteosi finale, dove nessun marchio si salva, neanche quelli da sempre attratti dal “cruelty-free” autocertificato. Report infatti scopre l’acqua calda, ossia che anche per gli animali il minestrone della nonna fa meglio del panino sottocasa.

Ma con un metodo allusivo che passa le congetture per verità, porta 84 casi e 2 veterinari come probanti di una teoria quando, milioni di animali e migliaia di veterinari, per limitarci a quelli italiani, indicano invece la crocchetta come metodo utile per offrire un pasto equilibrato ai nostri compagni non umani, sconsigliando spesso la dieta casalinga fatta di scarti. Quando poi nella trasmissione si parla di ingredienti e si dice che ossa e piume sono estranei alla dieta naturale di un gatto, si dimostra di poco conoscere le abitudini dei nostri cacciatori felini nei nostri giardini.

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