La Sezione Enpa di Martina Franca (Taranto) ha scritto a Francesco Ancona, sindaco della città pugliese prendendo posizione contro l’attendamento del circo. Ecco di seguito la lettera inviata dai volontari
La nostra è una società contraddittoria, o forse semplicemente più visibile, dove tutto ciò che un tempo non si vedeva prende forma, contenuto, immagine e lentamente plasma le coscienze. Non ci sono animalisti e umanisti ma persone con una sensibilità maggiore e altre che invece fanno girare il mondo attorno ai loro bisogni personali, giustificando così tutto ciò che crea piacere con i più svariati motivi. Il circo con gli animali è oggi l’esempio più classico di un mondo che non dovrebbe più esistere, ma che invece vive e guadagna in ogni parte del pianeta grazie allo sfruttamento di ogni risorsa che senza difese può essere utilizzata, plasmata e portata all’alienazione.
È un discorso che vale per qualsiasi creatura che abita questa terra, umana e animale. Purtroppo lo sfruttamento dei “senza voce” è un fenomeno immenso ed è più facile per noi occidentali vedere quello sugli animali perché più evidente. Infatti, diversamente da quanto accade con i circhi, non ci sono aziende privati battono il territorio con i loro tendoni, all’interno dei quali bambini, uomini e donne vivono senza libertà, costretti a lavori massacranti, e magari finiscono anche in un qualche spot pubblicitario che reclamizza un presunto benessere costruito sullo sfruttamento dell’altro.
In un certo senso gli animali sono i portavoce in questo nostro occidente delle brutture di un sistema nel quale l’ultima parola spetta spesso al profitto. Nessun animale è stato creato per vivere nelle gabbie, come nessun uomo nasce per essere privato della sua libertà. Non esiste essere vivente che goda della privazione della sua terra, del suo habitat, della sua storia.
Chi tra i circensi ancora sostiene che tigri, leoni, cammelli ed elefanti vivano felici nelle gabbie si comporta allo stesso modo di latifondisti quei latifondisti che passavano in rassegna le piantagioni di cotone affermando che gli uomini e le donne strappati all’Africa amavano vivere all’aria aperta, che non erano adatti per i meno faticosi lavori negli uffici e nelle fabbriche dei “bianchi”.
La battaglia per liberare gli animali dai circhi non è la battaglia degli animalisti; è la battaglia degli uomini e delle donne civili che non si girano dall’altra parte quando vedono una creatura soffrire. Che si tratti di un cane, di un pitone, di una tigre o di un altro uomo [… ].
La nostra città è legata alla figura di San Martino di Tours, che divise il suo mantello per aiutare un mendicante. Un esempio che da secoli ha contraddistinto la vita quotidiana di un popolo laborioso, solidale e rispettoso del prossimo come quello di Martina Franca. Un popolo che, dunque, non potrebbe essere più lontano dall’idea e dalla “filosofia” degli spettacoli circensi. Per questo, l’Enpa di Martina Franca chiede a lei, signor sindaco, di dire no all’attendamento dei circhi con animali su tutto il territorio comunale, prevedendo una ordinaza ad hoc: sarebbe un segnale straordinario per le generazioni future, per il rispetto di tutti gli esseri viventi, per il progresso della cultura del rispetto.