ENPA
Una storia
dalla parte degli animali
La più antica associazione animalista italiana.
Dalla fondazione ai giorni nostri
Le origini
La storia dell’ENPA inizia con una lettera del 1° aprile 1871 che Giuseppe Garibaldi spedì da Caprera. L’Eroe dei due mondi intrattiene da mesi una fitta corrispondenza con lady Anna Winter, traduttrice inglese e paladina dei diritti degli animali.
Anna Winter gli scrive da tempo chiedendogli di favorire la fondazione di una società per la protezione degli animali in Italia. Un tema su cui il simbolo del Risorgimento italiano non è certo indifferente.
Garibaldi il 1° aprile del 1871 scrive a Timoteo Riboli, suo medico personale, invitandolo a assecondare la richiesta di lady Anna Winter.
Mio caro Riboli,
G. Garibaldi
V’invio una lettera della Signora Winter.
Vi prego d’istituire tale Società annoverando la Signora come Presidente ed io come socio.
Vostro,
Nasce così la «Società Protettrice degli Animali contro i mali trattamenti» che subiscono dai guardiani e dai conducenti. Il nome viene presto modificato in «Società Torinese Protettrice degli Animali» mantenendo intatto l’obiettivo della prima Società, cioè il superamento delle sevizie e degli abusi subiti dagli animali da fatica. Ha tra i suoi soci onorari, tra gli altri, il sindaco torinese e i segretari generali delle Società di Londra, New York e Parigi.
In Italia esistono già società locali per la protezione degli animali (a Napoli e a Venezia, Trieste non era ancora italiana), ma la Società torinese di Garibaldi, Winter e Riboli nasceva con l'obiettivo di creare una Protezione Animali nazionale, per l’Italia unita.
Il primo Statuto
Lo statuto sarà stampato nel 1872 da Vincenzo Bona, “Tipografo di Sua Maestà”, in quattro lingue.
Erano gli anni in cui la tutela degli animali era orientata al sentimento di pietà, non si parlava ancora di diritti. Infatti la Società viene istituita “contro li mali trattamenti che [gli animali] subiscono dai guardiani e dai loro conducenti” e si prefigge, “oltre di frenare questi mali trattamenti”, “a) l’istruzione e il perfezionamento dell’arte dei conducenti; b) l’educazione loro e quella dei fanciulli a non incrudelire contro gli animali; c) l’ammaestramento a proporzionar le loro forze alle fatiche, agli usi, a cui si assoggettano; d) la conservazione e il miglioramento di essi”
La storia di ENPA in 6 tappe
La prima legge italiana per la protezione degli animali
Dal 1911 i senatori del Regno Luigi Luzzatti, già Presidente del Consiglio dei Ministri, e Filippo Torrigiani, Presidente dell’Ufficio Parlamentare, conducono una lunghissima campagna parlamentare che - nonostante l’opposizione e la derisione di Giovanni Giolitti - riesce due anni dopo a far approvare la prima legge italiana per la tutela degli animali.
La legge sottolinea il rapporto educativo con gli animali come modo per allontanare i più giovani dai delitti, in particolare quelli di sangue, alimentati da «degenerazioni sadiche (voluttà del patimento altrui, godimento alla vista del sangue)» che sono pericolose per l’intera umanità.
Per far rispettare le nuove disposizioni, ed eventualmente sanzionare i contravventori, la legge garantisce alle guardie zoofile lo stato di agenti di Pubblica Sicurezza. Si stabilisce che metà delle ammende saranno devolute alle Società zoofile.
La sensibilità animalista è ancora agli albori nella cultura del nostro Paese. Nell'ambito dell'attività parlamentare relativa al vaglio di questa legge, si sviluppa un vivace dibattito in merito alla vivisezione.
Nel Parlamento italiano, già nel 1881 era stata depositata la prima proposta di legge per abolirla ma non ebbe alcun seguito.
A valle di questa articolata discussione la pratica della vivisezione fu accettata come un «male minore» di cui la scienza aveva bisogno e che, al contempo, doveva essere compiuta da esperti in grado di svolgere ricerche scientifiche e l’utilità dei risultati dati da esse, evitando le semplici dimostrazioni di fatti ormai perfettamente conosciuti.
Dall'unificazione di tutte le associazioni animaliste, nel 1938 viene alla luce l'ENPA
Intanto il Paese sta cambiando. Alla veloce crescita della coscienza animalista nel Paese fa da eco la nascita di altre società locali, ma solo la Società torinese ha una visione di insieme ed è capace di incidere sulle scelte del Parlamento.
Una federazione di società zoofile e per la protezione degli animali viene riconosciuta negli anni ‘20.
Ma è solo nel 1938 che compare per la prima volta la sigla ENPA: tutte le società, a partire dalla Società protettrice degli animali fondata Giuseppe Garibaldi, vengono sciolte e fatte confluire nell’Ente Nazionale per la Protezione degli Animali: un ente statale posto sotto il controllo del Ministero dell’Interno.
L’ENPA manterrà la natura di ente statale fino alla fine degli anni ‘70...
Il riconoscimento come Ente Morale e la privatizzazione salvano L'ENPA
Il Paese è inquieto, sono gli Anni di piombo: impegnato ad affrontare una crisi sociale, economia e politica senza precedenti, il Governo nazionale e il Parlamento lavorano per riformare lo Stato, per snellirlo. Sono gli anni in cui l’attenzione cade sugli enti pubblici considerati “inutili”.
L’ENPA finisce in quel calderone indifferenziato, sta per essere soppresso, segnato (l’ente, ma soprattutto la causa che incarna) dal marchio dell’inutilità.
Sarà risolutivo l’intervento personale e diretto di un altro simbolo della storia italiana, Sandro Pertini. Dal Quirinale, il Presidente partigiano manda alla fine di febbraio del 1979 alla tipografia della Gazzetta Ufficiale, il testo di un DPR. Sarà pubblicato il 1° marzo.
1° aprile 1871, 1° marzo 1979. C’è sempre un inizio, che comincia con il numero uno.
L’Ente Nazionale Protezione Animali viene, con Decreto del Presidente della Repubblica del 1° marzo 1979, riconosciuto come Ente Morale, diventa un ente di diritto privato (non più pubblico) e può continuare a svolgere la sua attività.
L'ENPA oggi
Essere riusciti a dare il meglio senza esitazioni e con coraggio anche in circostanze assolutamente straordinarie come quelle della emergenza sanitaria è motivo di grande soddisfazione per chi ha operato e di grande riconoscimento da parte di chi - anche oltre i confini nazionali - si è rivolto a noi e ha trovato ascolto e soluzioni.
Carla Rocchi, presidente ENPA (Rapporto sulle attività sociali 2020)
Ed eccoci qui, centocinquanta anni dopo la lettera di Garibaldi che ha dato inizio alla nostra storia.
In centocinquanta anni i diritti degli animali sono cambiati, notevolmente migliorati.
L’Italia oggi ha il migliore impianto legislativo del mondo per la difesa e la tutela degli animali. Tutte le conquiste, una per una, sono state possibili grazie all’impegno quotidiano di decine di migliaia di volontari che in un secolo e mezzo hanno lottato senza mai risparmiarsi.
Oggi ENPA conta 172 Sezioni e 99 Delegazioni comunali per un totale complessivo di 271 presidi.
Nel 2020, anno del 150esimo dalla fondazione, ENPA ha aiutato più di 75mila animali, di cui più di 30mila sono stati dati finalmente in adozione a famiglie amorose; svolgendo una attività eccezionale anche per gli animali domestici non convenzionali, la fauna selvatica e gli animali da cortile.
La tutela degli animali in Costituzione
La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali
Costituzione Italiana, art. 9
La tutela dell’ambiente e degli animali è entrata in Costituzione. L'8 febbraio 2022, con la quarta lettura prevista alla Camera si completa l'iter parlamentare necessario al varo della riforma costituzionale. La riforma degli articoli 9 e 41 introduce tra i principi fondamentali della nostra Carta la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli animali.
“Un fatto storico – afferma Carla Rocchi, Presidente nazionale Enpa - che dopo tanti anni di battaglie colma un vuoto percepito da tutti i cittadini come un vulnus, come anche i numerosi sondaggi avevano accertato. La tutela degli ecosistemi e della biodiversità sono obiettivi che non si possono raggiungere se non attraverso la tutela delle specie animali."