Il 2016 è stato per gli animali, soprattutto i selvatici, e per la tutela ambientale un annus horribilis; nel 2017 si volti pagina. Lo chiedono le associazioni animaliste ENPA, LAC e LAV al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni; una richiesta – questa – che arriva alla fine di un anno contrassegnato da forti contrasti e polemiche per le scelte del governo Renzi in materia di fauna selvatica.
«Mentre nel Paese si fa sempre più strada la discussione sulla necessità di rivedere provvedimenti di forte rilevanza sociale assunti dal precedente Esecutivo, chiediamo che il Governo Gentiloni apra anche un capitolo particolare sulla tutela di quel patrimonio collettivo, nazionale ed internazionale, costituito dalla fauna selvatica, di cui la legge 157/92 pone in capo allo Stato la responsabilità. Tuttavia, tale compito di tutela sembra essere stato dimenticato, così come sono state ignorate le richieste avanzate in tal senso dalle associazioni e dall'opinione pubblica, in un contesto che vede il sostanziale azzeramento della vigilanza sulla caccia», spiegano ENPA, LAC e LAV, che, nell'ottica di un dialogo da ricucire avanzano tre proposte.
«Fermare anzitutto la cosiddetta “riforma” della legge nazionale sui parchi, la 394/91, che, purtroppo è stata approvata dal Senato con la benedizione del precedente Governo e che, tra l'altro, rompe le maglie della tutela, aprendo le porte dei parchi ai fucili dei cacciatori e mettendo a rischio anche le specie più rare e preziose dietro il pretesto del “controllo” della fauna. In secondo luogo – proseguono le tre associazioni – escludere dall'elenco delle specie cacciabili di avifauna le 19 Spec 2 e Spec 3 che si trovano in uno stato di conservazione negativo, magari ridotte a poche centinaia di coppie e che imperterrite le Regioni, per cercare il consenso delle "doppiette", anzi delle "superdoppiette", continuano ad inserire ogni anno nei calendari venatori, incuranti peraltro delle conseguenze e delle pesanti censure dell'Unione Europea sul nostro Paese. In terzo luogo cancellare la barbarie rappresentata dai richiami vivi usati nella caccia da appostamento».
«Infatti – concludono ENPA, LAC e LAV – dopo il divieto relativo alla cattura dei migratori, varato dal Parlamento sotto minaccia di una procedura di infrazione europea, sono rimasti a fare da "fischietti viventi" gli uccelli di allevamento, o presunti tali, dato l'intenso bracconaggio legato alle catture illegali. Ci appelliamo al Presidente del Consiglio – affinché da un lato liberi merli, tordi, cesene, dalle sofferenze di una detenzione nelle peggiori condizioni possibili; dall'altro affranchi il nostro Paese da un vergogna incompatibile con il livello di civiltà di cui aspiriamo ad essere portatori».