Dalla strage di Sciacca (Agrigento) sono passati più di dieci giorni ma l’atteso cambio di passo sollecitato da Enpa alla Regione non è ancora arrivato. E lo scenario purtroppo è anche peggiore. Infatti, sarebbe stato logico attendersi un impegno straordinario della Regione e dei Comuni per evitare il ripetersi dei massacri, invece l’unico fenomeno al quale tutto il Paese ha assistito è stato il moltiplicarsi degli avvelenamenti, delle uccisioni, dei gesti di crudeltà contro i randagi. Da Licata a Rosolini passando per Trecastagni, Pedara e Selinunte, ogni giorno è un susseguirsi – senza soluzione di continuità – di notizie relative a nuovi animalicidi.
Insomma in Sicilia nulla è cambiato e non c’è alcun segnale che, ad oggi, faccia pensare a una reale volontà di cambiamento. Eppure, all’indomani della strage di Sciacca, l’Ente Nazionale Protezione Animali aveva ribadito la disponibilità a collaborare con le istituzioni, prevedendo sterilizzazioni a tappeto. La risposta è stata che le Asp si sarebbero occupate della sterilizzazione dei randagi, l’associazione di quella dei cani di proprietà. Nonostante tale impegno, fatti concreti, dalla Regione, non sono arrivati. Neanche dalla nuova amministrazione, che quanto meno avrebbe potuto e dovuto fare un gesto di discontinuità.
«Quanti animali – chiede l’Ente Nazionale Protezione Animali – sono stati sterilizzati in questi dieci giorni? Quanti microcchippati? Quanti messi in sicurezza? A chi di dovere chiediamo di dare indicazioni precise, verificate e verificabili: il tempo delle parole è finito. Nessuno pensi di potersi ancora nascondere dietro generiche dichiarazioni di impegni destinate, come sempre, a cadere nel vuoto».
E così, in attesa che la Magistratura faccia chiarezza sulla responsabilità di queste morti e su eventuali omissioni di atti d’ufficio, l’unica cosa di cui al momento si ha certezza è il numero di animali uccisi.