Roma, degrado. Prosciugato del tutto il laghetto Labia, scomparso un patrimonio di biodiversità. Gli animali salvi solo grazie all’Enpa di Roma: chi ha sbagliato paghi

Il laghetto di Largo Labia non c'è più: al suo posto solo fango seccato dal sole e rifiuti sparsi disordinatamente su quello che un tempo era il fondale. Nonostante l'allarme lanciato dall'Enpa di Roma, appena informato, il 28 luglio scorso; nonostante la richiesta affinché si intervenisse in emergenza con le autobotti – richiesta che gli uffici competenti del Comune hanno poi inoltrato alla Società Porta di Roma Srl che avrebbe competenza sull'area – il piccolo specchio d'acqua è morto. I volontari e le Guardie Zoofile dell'Enpa, non appena informati dell'urgenza, sono comunque riusciti a mettere in salvo, in extremis, gli animali che ancora vivevano nel laghetto ormai ridotto a pozza maleodorante – un luccio, alcune carpe, diversi pescegatto e due tartarughe – ma molti altri devono essere deceduti nei giorni che hanno preceduto l'intervento della Protezione Animali capitolina.

A rendere la situazione ancora più amara per l'Enpa e i residenti della Serpentara, per i quali il laghetto e il parco di Largo Labia rappresentavano una vera oasi verde in un quartiere invaso dal cemento, la notizia che la situazione di degrado della zona era nota allo stesso Comune di Roma addirittura dal 1 settembre 2015, quando gli stessi uffici comunali sollecitavano al Dipartimento Tutela Animali un intervento per garantire la sopravvivenza di una trentina di tartarughe (il 29 luglio scorso l'Enpa ne ha trovate solo due). «Perché in 11 mesi le amministrazioni comunali non sono riuscite a fare nulla per evitare lo scempio di questi giorni? Perché a livello di Municipi nessuno ha mosso un dito? E soprattutto- denuncia il responsabile dell'Enpa di Roma, Michele Gualano – come è possibile che il laghetto e il parco rappresentino quasi una “terra di nessuno”?»

Secondo quanto comunicato ad Enpa dalla stessa amministrazione capitolina, l'area risulta essere in carico alla società Porta di Roma Srl, che, a termini di legge, avrebbe dovuto provvedere alla gestione del laghetto, ma, evidentemente non lo ha fatto. Per questo, la Sezione Romana della Protezione Animali chiede al Comune di fare chiarezza su chi abbia la competenza sul parco e sul laghetto e, nel caso, di subentrare alla alla società Porta di Roma, restituendo così ai cittadini questa importante oasi di verde e di biodiversità. «E' stato danneggiato un patrimonio della collettività: chi ha sbagliato – prosegue Gualano – deve risponderne a termini di legge».

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