Un giovane capriolo, proveniente dall’alveo del torrente Teiro a Varazze (Savona), si è gettato in mare, forse spaventato da qualcosa o qualcuno, o rincorso da cani da caccia; l’animale è stato notato da alcuni surfisti, mentre i due bagnini dei bagni Stella, vedendolo in difficoltà, si sono tuffati e lo hanno portato a riva ricoverandolo in una cabina.
Poi è iniziata la consueta serie di telefonata senza esito a diversi enti pubblici, finché sono intervenuti, come al solito, solo i volontari della Protezione Animali savonese, che lo hanno recuperato e ricoverato presso la sede di Savona; aveva bevuto molta acqua ed era in ipotermia ma poi, grazie alle indicazioni fornite da un veterinario specializzato in ungulati, è stato riscaldato da una lampada ad infrarossi e curato con medicinali specifici.
Continuano quindi le agonie di caprioli, daini e cinghiali feriti, per mancato recupero. La vergognosa situazione è iniziata con l’approvazione da parte del consiglio regionale, l’ultimo giorno del 2015, di un comma che riduce il recupero dei selvatici feriti da parte degli Ambiti di caccia solo a caccia aperta; per incuria e indifferenza si è quindi creato un vuoto legislativo che fa morire gli ungulati feriti e sembra che siano in partenza anche segnalazioni alla magistrature. Dal canto suo, l’Enpa ha più volte chiesto l’intervento urgente del presidente Toti per ristabilire il servizio.