La Regione Toscana ha approvato una nuova disciplina delle modalità di svolgimento del Servizio per le Guardie Giurate Venatorie Volontarie e per le Guardie Giurate Ittiche Volontarie.
Il regolamento – dichiarano insieme WWF Italia, Enpa, LAC, LAV, Legambiente e LIPU – apporta una serie di modifiche, tutte inspiegabilmente orientate non a rafforzare il presidio e i controlli ma a complicare la possibilità per le guardie volontarie di operare nel loro fondamentale ruolo di presidio del territorio a supporto delle autorità pubbliche. Non comprendiamo le ragioni per le quali la Regione, piuttosto che combattere con ogni mezzo le illegalità, abbia deciso di accanirsi contro donne e uomini che volontariamente, senza quindi alcun costo per i cittadini, con grandi sacrifici e assumendosi rischi rilevanti, si impegnano a tutelare l’ambiente e la biodiversità”.
Nel regolamento, approvato senza alcuna preventivo coinvolgimento e condivisione con le associazioni dotate di nuclei di vigilanza volontaria, sono previste, infatti, limitazioni fortissime. Viene ad esempio impedito alle guardie volontarie zoofile che sono anche in possesso di nomina a guardia ittico/venatoria, di esercitare contemporaneamente attività di vigilanza sulla caccia e sulla salvaguardia della fauna omeoterma e/o della fauna ittica. Le guardie vengono inoltre obbligate a svolgere servizi di vigilanza con "composizioni paritetiche" tra appartenenti alle Associazioni Venatorie/Organizzazioni agricole, di Protezione Ambientale e Piscatorie nei servizi notturni o destinati al contrasto degli illeciti e non possono utilizzare videocamere o altri dispositivi di registrazione audio/video di persone “se non per il rilievo di stato di fatto e luoghi” in questo modo riducendo la possibilità di fornire alle Autorità i necessari elementi di indagine e di prova. Cosa che legittimamente ogni cittadino dotato di senso civico fa per denunciare gli illeciti.
Altrettanto grave è l’obbligo di svolgere l’attività di vigilanza solo in una provincia/città metropolitana. Questa limitazione oltre ad essere ingiustificata, comportando esclusivamente ripercussioni negative rispetto alla esigenza di presidio del territorio, si pone in contrasto con il DPR 153/2008 all’art. 1 comma 7 D), nonché da una chiara circolare del ministero dell’Interno del 2008.