Regione Toscana approva la legge remaschi, “ammazzacinghiali” gli armieri applaudono, la regione si conferma tra le piu’ sangiunarie, in spregio all’interesse generale

La legge Remaschi – ovvero la legge obiettivo per il contenimento dell'asserita emergenza ungulati, come cinghiali e caprioli – con l'estensione della caccia in ogni stagione per 3 anni, porterà senz'altro nuovo impulso a una delle industrie più fiorenti del nostro paese, quella degli armieri. Secondi solo agli USA, gli armieri italiani producono all'80% armi da caccia e devono affrontare un problema: il calo numerico dei cacciatori che sarà evidentemente rimpiazzato dall’invenzione della filiera alimentare selvatica, tenuta a battesimo all'Expo. I siti e i giornali dedicati alla caccia e alle armi dedicano ampio spazio ai progetti di filiera sostenuti da associazioni come Cncn – Comitato Nazionale Caccia e Natura, emanazione di aziende produttrici di armi, munizioni e accessori per la caccia – con ampio ricorso a concetti come sostenibilità, qualità, ambiente, con l'evidente obiettivo di legittimare e stabilizzare la pratica venatoria permanente ed al di là dei limiti previsti, e magari conquistare nuovi adepti. La Regione Toscana con la legge "ammazzacinghiali" sembra raccogliere queste suggestioni, trasformando i suoi boschi in una sorta di allevamento di ungulati a cielo aperto, con ampia libertà di sparo, al prezzo di una strisciante militarizzazione del territorio. E' una deregulation che riduce gli animali selvatici a semplici oggetti, da destinare al divertimento dei cacciatori e al mercato con evidenti ripercussioni in materia di sicurezza pubblica per quei cittadini che, in particolare in primavera ed estate vorranno usufruire dei boschi, e si esporranno ai rischi connessi alla presenza di migliaia di cacciatori la cui età media è intorno ai 70 anni, armati di fucili da guerra ed archi. La creazione di una filiera alimentare della carne, prevista dalla legge regionale, trasforma gli animali da patrimonio indisponibile dello stato in merce, senza alcuna considerazione per la dignità della vita selvatica. La Regione Toscana era davanti a un bivio: poteva considerare gli animali selvatici, la loro vita, come un beneficio per tutti, un bene comune da tutelare; ha preferito scegliere la strada opposta, con cinghiali e caprioli considerati come vite in eccesso da decimare e trasformare in cibo. La Regione ha rinunciato a farsi portatrice di soluzioni nuove, progetti pilota non cruenti, abbracciando una logica arretrata e fallimentare. A vantaggio di chi o di cosa? Certo non dell'interesse generale. La Regione sta assumendo posizioni di retroguardia, anacronistiche. La caccia è sempre una dichiarazione di guerra agli animali e alla natura. Il futuro è nella convivenza pacifica fra le specie; non abbiamo bisogno di fucili e logiche di guerra, ma di una dichiarazione di pace agli animali selvatici e all'ambiente che li circonda.

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