«Ancora una volta, in materia di danni attribuiti alla fauna, la Regione Lazio percorre la strada, vecchia e fallimentare, dell’intervento armato: una strada che si rivela sempre più sbagliata e inaccettabile». Così Annamaria Procacci, consigliera nazionale di Enpa nonché responsabile dell’Ufficio Fauna Selvatica di Enpa, commenta l’approvazione del provvedimento intitolato “Disposizioni per la semplificazione e lo sviluppo regionale” avvenuta ieri da parte del Consiglio Regionale del Lazio.
«Imbracciare i fucili – prosegue Procacci – oggi come 30 anni fa, è una scelta anacronistica, che abbiamo ripetutamente contestato, sottolineando l’assoluta necessità di una politica nuova a livello regionale, improntata alla prevenzione in modo deciso, anzi radicale, con il ricorso, ad esempio, per quanto riguarda soprattutto i cinghiali, alle colture a perdere, alle recinzioni elettrificate, e così via. Sempre ricordando che è stata proprio responsabilità del mondo venatorio l’introduzione di esemplari di cinghiale assai diversi da quelli del piccolo sus italicus, a suo tempo sterminato».
La scelta dei cacciatori definiti selecontrollori nella gestione faunistica è già oggetto di durissima contestazione nelle aree non sottoposte a vincolo: numerose sentenze della Corte Costituzionale hanno sottolineato come queste figure non siano previste nella legge nazionale 157/92 per le operazioni di controllo della fauna, che, invece, devono essere svolte soltanto da personale dipendente dello Stato. «La legge nazionale, è opportuno ricordarlo, impone in primo luogo il ricorso ai metodi ecologici. Se questo principio – aggiunge Procacci – vige in zone senza regole specifiche di protezione, nelle aree protette si dovrebbero adottare misure ancora più rigorose, prevedendo il silenzio totale dei fucili».
Le operazioni di controllo faunistico con le armi rappresentano una gravissima fonte di stress e di grave disturbo biologico per tutta la fauna selvatica, comprese le specie di avifauna, soprattutto nella delicatissima fase di nidificazione o di preparazione alla migrazione. Tutto questo è assolutamente inaccettabile nei santuari della natura, luoghi in cui gli uccelli selvatici e ogni forma di vita, anche rara, dovrebbe essere pienamente rispettati e tutelati.