Puglia, animali in spiaggia. Per rimediare a una figuraccia, il Consiglio Regionale peggiora una legge che invece è innovativa e moderna. Enpa ai turisti: “Cambiate mèta”

Cosa succede se una legge regionale moderna e innovativa non viene applicata per l’inerzia e per le colpevoli dimenticanze di Comuni e operatori economici? Semplice: si modifica, peggiorandola notevolmente.
 
È quello che sta succedendo in Puglia con la legge 56/2018 che regolamenta l’accesso in spiaggia degli animali da compagnia. La legge, approvata all’unanimità lo scorso dicembre, è unica in Italia e presenta elementi innovativi non solo per gli animali, ma anche a vantaggio degli operatori turistici e per l’economia del territorio. Prevede, ad esempio, l’impegno (per i Comuni) a individuare non le spiagge libere nelle quali si può accedere con animali da compagnia, ma le spiagge interdette (con motivazione) introducendo quindi il concetto che è possibile accedere rispettando l’igiene dei luoghi e la sicurezza di uomini e animali. Onere degli operatori balneari è quello di comunicare ai Comuni competenti le eventuali misure limitative all’accesso e alla permanenza degli animali in spiaggia. Una legge che contiene elementi importanti, utili a far decollare ulteriormente una regione a forte vocazione turistica attraendo le centinaia di migliaia di famiglie che vanno in vacanza con il pet e che si trovano – in altre Regioni – a districarsi fra limitazioni e divieti.
 
Ma siccome la legge non è stata applicata da nessun Comune e da nessun operatore turistico entro il termine perentorio del 30 marzo 2019 (lo affermo lo stesso presidente della II Commissione Consiliare Caracciolo), si pensa di peggiorarla. Ieri, la II Commissione ha approvato a maggioranza le modifiche con le quali si torna al Medioevo del divieto totale dell’accesso degli animali in spiaggia e della creazione delle “riserve indiane” nelle quali è possibile accedere con i pet “portandoli in braccio” fino all’ombrellone. Incredibile!
 
Enpa è fortemente contraria al peggioramento della legge regionale 56; un peggioramento che tra l’altro non nasconde nemmeno (a leggere la relazione introduttiva alla proposta di modifica) il fallimento di un ente regionale che non riesce a far applicare una legge in vigore, il fallimento dei Comuni (nessuno ente locale l’ha considerata), il fallimento di quegli operatori turistici che al posto di vedere una opportunità di sviluppo nella presenza regolamentata e responsabile degli animali in spiaggia, vedono invece un freno alla loro attività. Eppure l’attività balneare in concessione viene autorizzata in funzione dell’utilità pubblica del bene (la spiaggia e il mare) e il gestore è “concessionario di un bene pubblico”, investito quindi di una pubblica funzione. Ma questo sembra irrilevante.
 
L’Ordinanza Balneare 2019 era, nella parte che riguarda gli animali, priva di ogni efficacia giuridica proprio perché nessun Comune e nessun operatore balneare aveva rispettato i termini della Legge Regionale 56, il termine perentorio di marzo; ora, il termine è differito al 15 luglio, cioè con la stagione turistica già avviata. Una pessima figura!
 
“Quando alla fine della stagione 2019 il saldo delle presenze in Puglia sarà negativo rispetto allo scorso anno – dichiara Carla Rocchi, presidente nazionale di Enpa Onlus – nessuno si lamenti. Perché il problema non riguarda solo la presenza degli animali in spiaggia, ma la capacità e il coraggio di un territorio (Regione, Comuni, operatori economici) di sfruttare una opportunità, di avere una visione chiara del futuro e di programmare lo sviluppo  aprendosi alle occasioni, non chiudendosi al nuovo e alle richieste di una parte di utenza semp

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