Presunti attacchi di lupi nel Grossetano. Enpa: non c’è conferma. Gli allevatori devono applicare i metodi ecologici

I presunti attacchi dei lupi, denunciati in queste settimane dagli allevatori del Grossetano, se confermati, sono causati dalla mancata applicazione dei metodi ecologici, gli unici veramente efficaci nel prevenire e risolvere eventuali problemi di convivenza con i lupi. Lo dimostra anche il progetto Medwolf, realizzato proprio sul territorio grossetano. Promossa in collaborazione con l'Unione Europea e giunta a conclusione lo scorso novembre, l'iniziativa era finalizzata ad agevolare gli allevatori nell'introduzione dei metodi "cruelty free". I quali – questo il bilancio finale del progetto – hanno permesso di ridurre i danni di oltre il 50%. «E' un dato indubbiamente positivo anche perché, lo ricordiamo, si trattava di una sperimentazione. A regime – dichiara l'Ente Nazionale Protezione Animali – questa percentuale può crescere ancora di più, arrivando all'80% come sostiene lo studio dell'Eurac». 
 
Perciò è incomprensibile l'ostinazione con cui alcuni allevatori, gli estremisti, si oppongono all'introduzione tali metodi – recinti mobili e fissi, sorveglianza del gregge, cani da pastore, sterilizzati ed educati (per i quali sono previste forme di incentivazione) – creando invece allarme e tensioni sociali. Con il risultato finale di lasciare agnelli, pecore e vitelli, in balia di loro stessi e dei predatori. E spesso non si tratta di lupi. 
 
Secondo Enpa, i danni, se documentati e verificati,  devono essere risarciti solo se gli allevatori dimostrano di aver applicato in via prioritaria  i metodi ecologici atti a prevenire tali episodi
 
Tuttavia anche le istituzioni devono fare la loro parte, non solo agevolando le buone pratiche e sostenendo gli allevatori virtuosi. Devono infatti prevedere controlli per evitare che i pascoli avvengno in aree dove non sono permessi, e su eventuali illeciti nella gestione degli animali con riferimento sia alla legge 281 del 1991 sia alle ordinanze ministeriali in materia alla corretta detenzione dei cani. Specie sui cani cosiddetti padronali (in genere appartengono a cacciatori o agli stessi allevatori), i quali, spesso non sterilizzati e lasciati liberi di vagare sul territorio, alimentano tra l'altro il fenomeno del randagismo e del meticciamento con i lupi. «Sulla pelle dei lupi si stanno giocando una partita economica, per il rimborso dei danni, e una elettorale per la ricerca del consenso. «Per questo – aggiunge Enpa – c'è tanta resistenza nei confronti dei metodi ecologici che permetterebbero di proteggere efficacemente gli animali da tutti i predatori».
 
Per risolvere la conflittualità è necessario approvare il Piano Lupo eliminando le possibilità di  uccisioni, che, come scientificamente provato, sono inutili e dannose. «La tutela di agnelli, vitelli &co. – conclude Enpa – passa proprio dall'applicazione delle misure di prevenzione previste in gran parte nel piano per la tutela dei lupi».

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