In una specifica nota integrativa sulla lotta alla Peste suina africana il Ministero della Salute conferma: per i suidi detenuti non a fini alimentari non è prevista la macellazione immediata e programmata, “purché sia garantito il rigoroso rispetto di tutte le misure di biosicurezza utili ad evitare l’infezione”. A queste condizioni, i suidi “da compagnia” e quelli che vivono nei rifugi non corrono rischi di essere abbattuti.
“Fatto salvo il necessario rispetto delle disposizioni nazionali e locali di igiene e di regolamentazione urbana, di sanità e benessere animale – precisa la nota – il proprietario dei suddetti animali deve garantire la contenzione, il controllo degli animali e l’assenza di contatti, diretti o indiretti, con altri suini, sia domestici che selvatici. Se tenuti all’aperto, occorre che siano custoditi in aree efficacemente recintate. Inoltre si raccomanda di osservare rigorose norme di biosicurezza ed in particolare di provvedere al lavaggio e disinfezione delle mani e delle calzature all’ingresso dei locali in cui sono tenuti i suini, di evitare assolutamente ogni contatto diretto o indiretto con altri suini domestici e loro detentori nonché con suini selvatici e con i cacciatori, nonché l’alimentazione dei suini con rifiuti alimentari potenzialmente contaminati o alimenti a base di carne suina. Nel caso in cui i suddetti suini dovessero manifestare sintomatologia febbrile o altra sintomatologia riconducibile ad infezione da PSA (emorragie delle mucose, ecchimosi, etc), si raccomanda agli operatori di isolare i suini e di contattare immediatamente il Servizio veterinario di sanità animale dell’ASL territorialmente competente per poter confermare o escludere il sospetto di infezione da virus della PSA ed adottare, se del caso, le misure previste dalla normativa vigente”.
A partire dal 31 marzo è possibile registrare su Vetinfo (la Banca Dati Nazionale per il censimento degli animali negli allevamenti) i suidi d’affezione come suidi non DPA, cioè non destinati alla produzione alimentare.