«Maestà, da più parti, le stesse che in questi giorni hanno declinato la presenza alle celebrazioni per il Suo compleanno, Le è stato rivolto l'invito a visitare Siena per assistere di persona al palio. Sulla questione è intervenuta persino una cantante, molto nota in Italia, che si è cimentata in un vero e proprio panegirico della manifestazione, celebrando tra l'altro il presunto amore dei contradaioli per gli animali. Mi permetta, Maestà, di raccontarLe un'altra realtà». Inizia così l'appello della presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi, alla regina Elisabetta II, che ha come tema proprio il il Palio di Siena.
«Mi permetta, Maestà, di raccontarLe la realtà che si cela dietro i “lustrini” del Palio; una verità che gli apologeti della manifestazione malvolentieri ricordano e di cui nelle parole a Lei indirizzate non c'è alcuna traccia. Dal 1970 ad oggi, lo “stato della mente” di cui parla la nostra cantante è costato la vita a circa 50 cavalli, sette dei quali soltanto negli ultimi 15 anni. L'ultimo “caduto” – prosegue Rocchi – era una cavalla. Si chiamava Periclea ed è stata abbattuta lo scorso giugno dopo essere rimasta gravemente ferita nelle batterie del Palio».
In particolare, l'Enpa sottolinea come in un simile scenario non si possa parlare di incidenti. L'incidente infatti è un evento imprevisto dovuto il più delle volte a un concorso di fattori imponderabili; questo non ha nulla a che vedere con la tragica regolarità delle morti di Siena. Ciò significa che, per quante contromisure si possano adottare, è il Palio in sé – come tutte le altre manifestazioni simili – a rappresentare un pericolo per l'incolumità degli animali.
«Da cittadina italiana – conclude Rocchi – e da presidente della più grande e antica associazione animalista italiana, che ha nel suo DNA anche un po' di sangue britannico poiché la nostra prima presidente è stata la suddita della Corona Anna Winter, La prego di accettare i miei migliori auguri».
L'appello di Enpa è anche una petizione su Avaaz, che può essere sottoscritta cliccando qui.