Orso morto in Val di Non. Enpa presenta un’altra denuncia: in Trentino è in atto una vera mattanza

A seguito del ritrovamento del cadavere di un orso adulto in Val di Non, l’Ente Nazionale Protezione Animali presenta alla Procura della Repubblica di Trento una nuova denuncia per uccisione di animali. Secondo la Protezione Animali è altamente probabile che anche questo decesso, scoperto nella serata di ieri, sia da attribuire ancora una volta ai bracconieri, i quali, grazie all’inerzia della politica locale e nazionale, possono agire quasi indisturbati. «Nel territorio amministrato dalla Provincia di Trento è in atto una vera mattanza di plantigradi. La morte dell’esemplare della Val di Non – spiega Enpa – unita a quella del cucciolo investito da un’automobile nella zona di Andalo, portano a 13 il numero di orsi che negli ultimi venti mesi hanno perso la vita in Trentino, considerando anche gli animali condannati a morte da Fugatti». Nella realtà dei fatti il bilancio potrebbe esser ben più pesante, poiché questi 13 casi si riferiscono soltanto ai decessi conosciuti; molti altri, di cui non si ha notizia, potrebbero dunque essere rimasti esclusi da questo tristissimo “censimento”.

In Trentino c’è dunque un problema legato alla conservazione della specie, tanto più se si considera che il Rapporto Grandi Carnivori 2023, realizzato dalla stessa PAT, riferisce di una popolazione minima certa di appena 79 orsi, 13 dei quali sono appunto deceduti. A rendere ancora più incerta la sopravvivenza dei plantigradi non è soltanto la politica ursofoba e ursicida del presidente Fugatti, è anche la sostanziale impunità di cui sembrano godere i bracconieri. «Rieniamo davvero impensabile anche solo ipotizzare una qualche sorta di complicità con i bracconieri, tuttavia – prosegue l’Ente Nazionale Protezione Animali – ci sembra innegabile che tale reato non sia perseguito con lo stesso impegno e con la stessa convinzione di altri. Sembra quasi vi sia una sorta di “doppiopesismo”». Il rischio di alimentare un circolo vizioso, con una moltiplicazione dei reati, è altrettanto evidente perché l’inerzia delle autorità e delle istituzioni può indurre i bracconieri all’errata convinzione di beneficiare di un salvacondotto e di poter uccidere impunemente animali particolarmente protetti.

«Non meno desolante – conclude Enpa – è il silenzio del ministro dell’Ambiente, al quale abbiamo più volte chiesto di attivare un tavolo di confronto sui carnivori, ma il quale sembra disinteressarsi a tutte le questioni che riguardano la vere tutela dell’ambiente e dei selvatici».

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