«Dove altro dovrebbe essere avvistato un orso se non sul territorio poco abitato di un Parco Nazionale, nel caso in questione quello della Majella?» Questa la domanda provocatoria rivolta da Andrea Brutti, dell'Ufficio Fauna Selvatica di Enpa, a quanti sembrano voler lanciare una nuova, infondata campagna allarmistica – l'ennesima – che ha per obiettivo proprio i plantigradi.
«Invece – spiega Brutti – la presenza degli orsi all'interno o nelle vicinanze di aree naturali di grande pregio dovrebbe essere per tutti un'ottima notizia, perché proprio tale presenza rappresenta un indicatore circa lo stato di salute della nostra biodiversità. A tale proposito è bene ribadire che i plantigradi, specie protetta come tutti i selvatici, non sono un pericolo per l'uomo qualora non venga arrecato loro alcun disturbo. Una fondamentale regola di buon senso, questa, valida con qualsiasi specie, perfino con l'uomo».
Mettere sotto accusa gli animali e scatenare contro di loro una vera e propria caccia alle streghe è dunque una vera assurdità. «I selvatici sono accusati di causare incidenti, di compiere stragi negli allevamenti e persino di rubare cibo; in altri termini vengono colpevolizzati per vivere la l vita, e per avere comportamenti naturali e normali. Non altrettanto può dirsi per la nostra specie, sempre restia a prendersi le proprie responsabilità. Come nel caso degli incidenti stradali – spiega Brutti – dovuti solitamente all'alta velocità dei veicoli e alla mancanza di dispositivi di sicurezza sulle strade, quali dossi artificiali, barriere e autovelox. E così il numero delle vittime della strada continua a crescere, ma di tali dispositivi spesso non si vede neanche l'ombra. La medesima irresponsabilità è all'origine degli attacchi predatori, che il più delle volte avvengono contro greggi lasciate pascolare incustodite, senza alcuna forma di sorveglianza.»
Insomma, parlare di pericolosità dei selvatici non ha alcun senso né ha senso il profluvio di dichiarazioni circa un presunto sovrannumero di alcune specie, visto che non disponiamo ancora di rilevazioni e dati scientifici, ma solo di stime. Ciò che è certo invece, è che oltre 20 anni di politiche filovenatorie, con abbattimenti finalizzati a compiacere i cacciatori, sono stati inutili e dannosi. Lo conferma lo stesso Governo con una recente risoluzione.