Inseguono con la loro macchina, forse per sciocco divertimento, un orso e lo costringo a scappare correndo alla velocità di ben 40km/h, terrorizzando l'animale e causandogli un pesantissimo stato di stress. Il fatto è accaduto in Trentino ed è documentato da un video pubblicato sul sito web di una testata giornalistica, che testimonia non solo un comportamento scorretto e inaccettabile, ma illegale, per il quale Enpa sporgerà opportuna denuncia. Anche perché l'assurda rincorsa avrebbe potuto terminare con un esito drammatico, tanto per l'animale quanto per gli occupanti della vettura.
«Le immagini che molto a malincuore abbiamo dovuto visionare. testimoniano un vero e proprio maltrattamento: non dovrebbe essere difficile risalire agli autori», dichiara Andrea Brutti dell'Ufficio Fauna Selvatica di Enpa. «Spiace constatare – prosegue Brutti – che quando si tratta di trovare nuovi espedienti per consentire di abbattere i plantigradi le autorità trentine non lesinano commenti, dichiarazioni, allarmi; quando invece si tratta di tutelare e proteggere il nostro patrimonio di biodiversità, in questo caso gli orsi, il silenzio, peraltro imbarazzante, si fa assordante. Gradiremmo, pertanto, che la Provincia e i rappresentanti politici, invece di far finta di nulla, seguissero l'esempio delle associazioni e sporgessero denuncia. sporgessero denuncia al pari delle associazioni, anziché stare in un imbarazzante silenzio. Noi senz'altro lo faremo, procedendo per violazione della legge 189/2004, ovvero del Codice Penale (articolo 544 ter)».
Eppure le "regole" di comportamento da tenere in caso di incontro ravvicinato con gli orsi sono ben diverse, prescrivendo che nessuno si avvicini all'animale o lo disturbi. Ma se tali regole vengono violate, magari per conquistare il famoso quarto d'ora di celebrità sui social network, la responsabilità – secondo Enpa – è anche della Provincia che evidentemente non riesce a informare i cittadini in modo corretto e capillare. «Chissà quanti casi del genere accadono: è molto triste pensare che, per ignoranza ed egoismo, si provoca stress e sofferenza ad un animale – precisa Brutti – solamente per poi condividere il video sui social. Questo dimostra, da un lato, l'urgenza intervenire “porta a porta” non affidando le informazioni al solo canale web, dall'altro di sanzionare con la dovuta severità, anche con specifici strumenti legislativi, i comportamenti scorretti. Forse, con il rischio di cospicue sanzioni, le persone avranno un deterrente maggiore nel causare stress e sofferenza agli animali selvatici, rigorosamente protetti».
E forse si potranno prevenire ulteriori, drammatici incidenti (non solo automobilistici) con i selvatici, causati spesso da comportamenti del tutto inadeguati.