Operatrice Enpa aggredita al canile di Torino, ne avrà per 7 giorni. Sospetti sul vicino campo nomadi. I volontari: abbiamo paura

Una operatrice dell’Ente Nazionale Protezione Animali è stata aggredita martedì sera a Torino mentre prendeva servizio al canile sanitario di via Germagnano gestito dalla locale Sezione Enpa. La signora, una 56enne madre di una ragazza disabile, è stata presa a sassate poco prima di varcare il cancello della struttura, riportando contusioni a una mano e al petto. Medicata al pronto soccorso, ne avrà per 7 giorni. Ad aggredirla, secondo le testimonianze resa alle forze di polizia, sono stati alcun ragazzi del vicino campo nomadi, tra cui diversi minorenni. L’ipotesi è quella di una rapina. Fortunatamente le urla della donna hanno attirato l’attenzione degli altri operatori dell’Enpa che si sono precipitati in suo soccorso, mandando a monte il tentativo di sottrarle la borsa ed evitando conseguenze ben più gravi. Infatti nessuno all’Enpa vuole immaginare cosa sarebbe potuto accadere se una delle pietre l’avesse colpita alla testa.
 
Operatori e volontari Enpa delle strutture di via Germagnano hanno paura. Anche perché, quanto accaduto martedì sera non è che l’ultima di una luna serie di aggressioni avvenute nel tempo ai danni dell’associazione. Insomma, quella tra il vicino campo nomadi e l’Ente Nazionale Protezione Animali, è la storia di un convivenza complessa, difficile, tormentata. Come dimostra il raid vandalico di cui fu oggetto due anni fa proprio la struttura di via Germagnano. «Gli episodi di violenza, spesso del tutto estemporanei – ricorda una volontaria Enpa – si sono susseguiti nel tempo, con danni alle autovetture, insulti, lanci di pietre».
 
Una situazione complicata dunque, che rischia di esplodere da un momento all’altro, soprattutto per la negligenza delle istituzioni e delle autorità. «Abbiamo più volte chiesto interventi risolutivi. Le risposte però non sono mai arrivate. A quel punto – commenta Marco Bravi, responsabile dell’Enpa di Torino e presidente del consiglio nazionale di Enpa, ci siamo chiesti cosa sarebbe dovuto accadere per avere un segnale. Ecco, ora quel qualcosa è successo: adesso ci aspettiamo interventi rapidi e risolutivi per garantire l’incolumità di tutti».
 
Parole alle quali fa eco l’iniziativa dei volontari e degli operatori del canili, che hanno lanciato una petizione sulla piattaforma Change.org (si può firmare cliccando su questo testo). Ne sono destinatari il ministro dell’Interno, Matteo Salvini; la sindaca di Torino, Chiara Appendino; il prefetto di Torino, Claudio Palomba; ai quali viene chiesto – ancora una volta – un intervento autorevole e risolutore. Una presidio sociale e culturale, oltreché di sicurezza, che possa aiutare la convivenza tra i residenti del campo e il personale del canile, o quanto meno evitare nuove aggressioni. «I nomadi, Rom, Camminanti, chiamateli come volete, che arrivano da ogni luogo (Sicilia, Romania, Bosnia, ect.) sono sicuramente una fascia debole. A loro manca tutto – si legge nella petizione – ma a noi manca la serenità di operare in luogo tranquillo, perché ci è stata tolta da molto tempo, manca la sicurezza che, ricordiamo, è componente fondamentale della vita».
 
Le istituzioni, questo l’appello dell’associazione, escano dal torpore e risolvano finalmente una situazione lasciata incancrenire per troppo tempo; si faccia tutto il possibile per evitare che la tensione raggiunga livelli di guardia. Perché la violenza, l’intolleranza, il rancore proliferano solo dove ci sono abbandono e degrado.  

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