Né sede né fondi, l’Enpa Trentina è isolata

Articolo a sigla di F.D. pubblicato sull'Adige del 28 gennaio 2017

[… ] In Trentino i volontari dell’Enpa non sempre hanno vita facile. Nessuna struttura adatta ad ospitare gli animali maltrattati sequestrati e mancanza di finanziamenti da parte delle istituzioni locali: questa la situazione descritta da Antonio Russi, presidente dell'Enpa in Trentino, che ha sede a Rovereto.

«Forze di polizia, Comuni e Province dovrebbero essere contenti della nostra presenza – spiega – perché possiamo aiutare, intervenire e collaborare». Le guardie zoofile volontarie dell'Enpa sono infatti a tutti gli effetti pubblici ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria. Spetta a loro, ad esempio, il compito di verificare casi di maltrattamento sia di animali da affezione (ovvero animali domestici quali cani e gatti), sia di animali da reddito (come cavalli, asini e mucche) e di emettere eventualmente prescrizioni nei confronti del proprietario. Eppure in Trentino capita addirittura che gli organi pubblici e le stesse forze di polizia non siano neanche a conoscenza dell'esistenza dell'ente. «Non tutte le forza di polizia se ne intendono di maltrattamenti di animali – prosegue Russi, ex ispettore capo di polizia – Del resto anche io quando ero poliziotto non sapevo che fare quando vi erano casi di maltrattamenti di animali».

Un secondo problema riguarda poi la gestione degli animali sequestrati. «Se si tratta di animali d'affezione di solito riusciamo ad appoggiarci a canili e gattili ? spiega Russi ?. Ma nel caso di animali da reddito? Spesso il tribunale dà a noi il compito di trovare un nuovo proprietario per l'animale sequestrato, ma nel frattempo noi non sappiamo dove metterli». Questa la principale denuncia di Russi.

Il problema è che un animale sotto sequestro non può evidentemente rimanere con il proprietario denunciato, ma nemmeno essere rivenduto, perlomeno fino alla sentenza del giudice. Ma, mentre nel resto d'Italia le sezioni dislocate dell'Enpa usufruiscono di strutture apposite per ospitare gli animali in attesa di affidarli a nuovi proprietari, qui in Trentino, afferma Russi, «la Provincia è sorda e non ha mai voluto occuparsi del problema». È questo il caso eclatante dei tre asinelli rimasti senza una casa dopo essere stati sequestrati al padrone, un pastore della val di Pejo, che ad ottobre 2015 aveva legato uno degli asini al gancio traino del suo fuoristrada trascinando il povero animale per quasi tre chilometri. «Abbiamo telefonato in tutta Italia prima di trovare un signore trentino che ha accettato di tenerli con sé sobbarcandosi gratuitamente le spese», racconta Russi.

A questo si aggiunge poi la questione economica. Nel prospetto degli interventi eseguiti nel 2016, Antonio Russi e Ivana Sandri , guardia zoofila ed Etologa comportamentalista per il benessere degli animali, hanno calcolato di aver totalizzato oltre 4400 chilometri: quattro volte la lunghezza dell'Italia. Tutti con la propria auto privata. Eppure, come sottolinea Russi, dalle istituzioni non è mai arrivato un centesimo. A questo si aggiungono poi le spese di cancelleria e di affitto, seppur queste ultime limitate, della sede al Brione. L'unica entrata è quella dei tesseramenti dei soci, circa una sessantina.

Certo capita anche che le segnalazioni si rivelino poi frutto di battibecchi e vendette personali. Ma bisogna pur sempre verificare. «Se io mi rifiutassi di verificare una segnalazione si tratterebbe di un'omissione di atti d'ufficio», spiega Russi. 

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