«Se la Regione Molise si presterà all'approvazione di un provvedimento che consente pretestuosamente di ampliare il periodo di caccia ai cinghiali fino al 31 gennaio, contravvenendo così alla legge nazionale 157/92 sulla tutela della fauna, l’Enpa mobiliterà il suo ufficio legale nei riguardi di tutti coloro che, a partire dalle direzioni fino ai consiglieri, permettono di avvallare un atto palesemente illegittimo.»
Così la Protezione Animali in merito alle recenti dichiarazioni, rese a mezzo stampa dal consigliere Di Pietro che vorrebbe autorizzare uno sterminio di animali giustificandolo come misura urgente per la salvaguardia del comparto agricolo o addirittura come tutela della pubblica incolumità. Abbattimenti che nel nostro Paese vanno avanti da oltre 20 anni senza alcun risultato, a testimonianza che tali metodi cruenti non servono a nulla e che la gestione faunistica è ben altra cosa, a partire dei metodi ecologici obbligatorio previsti e valutati esclusivamente dall’ISPRA.
«Anzitutto – prosegue l'Enpa -, durante la stagione venatoria, l’ art. 18 comma 1 lettera d) della legge 157/92 individua i tempi massimi per la caccia al cinghiale: “d) … dal 1° ottobre al 31 dicembre o dal 1° novembre al 31 gennaio: cinghiale”. Ci stupiamo di come ancora una volta sia necessario ricordare le norme a chi dovrebbe ben conoscerle: sparare al cinghiale dal 1 ottobre al 31 gennaio non è previsto dalla norma nazionale e quindi è un vero e proprio abuso.»
L’Enpa chiede di fare il punto sui censimenti, di sapere da chi sono stati condotti, se i dati sono aggiornati e soprattutto quali siano stati i metodi ecologici obbligatoriamente previsti prima di ricorrere ad abbattimenti, ai sensi dell’art. 19 della legge 157/92, anche per quanto concerne la messa in sicurezza delle strade, spesso percorse ad elevata velocità. Tutte misure, queste, che finalizzate alla tutela non solo degli animali, ma degli stessi cittadini.
Se da un lato si vogliono applicare misure di gestione della fauna ormai superate – tali sono i metodi cruenti -, dall'altro le prospettive per il futuro non lasciano intravedere nulla di avveniristico: libero accesso delle doppiette in tutta la regione e commercializzazione della carne di cinghiale, presumibilmente a beneficio del mondo venatorio. Quanto all’inutile allarmismo circa la pericolosità dei cinghiali per la pubblica incolumità, si applichino i metodi ecologici e soprattutto si rifletta sul fatto che sono già 33 le vittime di “incidenti” di caccia, in cui si registrano 6 decessi (Fonte Associazione Vittime della Caccia). Questo, neanche a metà della stagione venatoria.