“Il Parco del Conero non diventi una macelleria, ma un luogo dove la scienza, la conoscenza della natura, il rispetto delle leggi e dell’etica abbiano la priorità rispetto alle politiche di mercificazione e di sfruttamento degli animali selvatici, in un’area così delicata per la biodiversità”. Questa è la richiesta delle associazioni ambientaliste ed animaliste delle Marche al neopresidente Silvetti ed a tutto l’Ente Parco del Conero, che ogni anno mette in vendita, tramite il Salumificio del Conero, la carne dei cinghiali abbattuti dai selecontrollori all’interno dell’area protetta.
“L’approccio alla gestione faunistica mediante veri e propri stermini, i quali in oltre 20 anni non hanno mai portato all’eradicazione dei cinghiali, non solo è arcaica, ma antiscientifica. Occorrono anzitutto censimenti seri e l’applicazione dei moderni ed efficaci sistemi di prevenzione come, ad esempio, le tecnologie utilizzate dal progetto “Life Strade”, che hanno azzerato gli incidenti sulle strade con gli animali selvatici e i danni da loro arrecati alle colture agricole. La gestione della fauna selvatica è infatti materia complessa, che non si può certo banalizzare con il ricorso agli abbattimenti”.
Secondo le associazioni ambientaliste, è evidente che con queste scelte si vuole solo consentire ai cacciatori di sparare tutto l’anno, anche e soprattutto nelle aree protette, con tanto di guadagno economico sul patrimonio indisponibile dello Stato e con notevole disturbo nei confronti delle altre specie selvatiche, anche quelle in nidificazione, la cui tutela dovrebbe essere prioritaria in un parco.