«Ridurre le tutele del lupo, autorizzando un “prelievo” del 5% alle Regioni, che “motiveranno” in qualche modo la necessità di ricorrere alle fucilate, è inaccettabile da un punto di vista scientifico, etico e legale. Tra l’altro, questa misura finirebbe per alimentare anche il bracconaggio, che ogni anno già uccide moltissimi esemplari», spiega l’Enpa, che aggiunge: «i lupi sono una specie elusiva, la cui predazione è diretta principalmente contro cinghiali e cervi. E’ chiaro che, se gli animali cosiddetti “da allevamento” vengono abbandonati a sé stessi, senza alcun riparo, essi diventano bersaglio di qualsiasi tipo di predatore. Sta dunque agli allevatori porre in essere misure minime di buone senso, finalizzate a garantire quella custodia responsabile che è l’unico modo per proteggerli in modo realmente efficace».
Invece di prendere in considerazione questi elementi e di dare il giusto e meritato peso alla protesta degli italiani, il ministro dell’Ambiente, cioè colui che è istituzionalmente preposto alla tutela della biodiversità, si arrocca accusando le associazioni di essere alla ricerca di “notorietà” – quelle stesse associazioni che egli non ha mai voluto incontrare – e spalleggiando la parte più estremista degli allevatori e dei cacciatori. Sempre alla ricerca, questi ultimi, di nuove e più ampie possibilità di sparo.
«Presto i cittadini potrebbero essere chiamati alla urne – conclude l’Enpa – e siamo certi che nella cabina elettorale si ricorderanno di tutte le misure ingiustificabili di Governo e Parlamento, comprese quelle dirette contro l’animale simbolo della biodiversità e della libertà».