«Nei giorni scorsi, nel tardo pomeriggio, insieme ai volontari di Lida e UGDA ho segnalato a chi di dovere la presenza – in corso Calatafimi, a Palermo – di un cagnolino di piccola taglia che portava al collo una grossa catena metallica. L'animale era in precarie condizioni di salute e non molto propenso a farsi avvicinare. Per ben due volte abbiamo chiamato la Polizia Municipale, chiedendo anche l'invio di una pattuglia, ma non abbiamo ricevuto altra risposta se non quella che il canile era chiuso per leptospirosi». Sono queste le parole con cui il delegato Enpa di Carini (Palermo) racconta un'altra storia di mancata assistenza ad un randagio bisognoso, accaduta nel capoluogo siciliano.
«A quel punto – prosegue Paride Martorana – ci siamo rivolti alla Polizia di Stato che ha contattato, senza successo, la municipale. Messi alla strette abbiamo deciso di recarci personalmente, con il cane, al comando della polizia locale dove ci hanno immediatamente identificato senza nemmeno darci la possibilità di spiegare cos'era accaduto».
Ma neanche questo è servito a sbloccare la situazione. «Ci hanno detto che avremmo dovuto occuparci noi dell'animale. Non solo – aggiunge il delegato Enpa -: mentre stavamo invano cercando di contattare il responsabile del canile, ci è stato ingiunto di allontanare l'animale dai locali del comando. Visto che ci siamo rifiutati, un agente ha prelevato a forza l'animale legandolo al cancello esterno».
I volontari hanno cercato di convincere la Polizia Municipale ad assistere l'animale fino a quando – a notte inoltrata – il delegato Enpa non ha preso l'iniziativa di slegare il cane dalla cancellata e non ha deciso di farsene carico, dormendo insieme a lui nella propria autovettura. Poi, l'indomani mattina, dopo un altro giro di telefonate, il furgone del canile municipale è finalmente venuto a prelevare il quattro zampe.