A Latina e negli altri comuni della zona Pontina le sterilizzazioni sono al palo dal 1° luglio e la situazione del randagismo felino si sta facendo di giorno in giorno sempre più grave. La denuncia arriva dalla Sezione Enpa di Latina che lancia l’allarme: con questo stop, che dura ormai da otto mesi, sono andati perduti tutti i passi avanti fatti negli ultimi anni.
Alla base della drastica diminuzione delle sterilizzazioni c’è un problema di crediti vantati dalla Asl. «Fino al 30 giugno l’azienda sanitaria locale aveva una convenzione con cliniche e veterinari del territorio. Le sterilizzazioni venivano eseguite per conto dei Comuni del territorio pontino, cui compete per legge la gestione del randagismo. Il problema – spiega l’Enpa – nasce dal fatto che queste amministrazioni comunali non hanno onorato i loro debiti nei confronti dell’Asl».
Da qui il blocco degli interventi di controllo sulla popolazione felina, ripresi – ma solo in parte – a settembre, quando il Comune di Latina ha stipulato una convenzione con una clinica privata. Il danno però era fatto perché in questi mesi di stop decine di gatte di colonia hanno dato alla luce i loro piccoli. In una situazione ormai fuori controllo poco hanno potuto l’autofinanziamento delle volontarie, che spesso hanno pagato di tasca loro gli interventi, l’inversione di rotta del Comune di Latina. Le gatte da sterilizzare sono così numerose che i veterinari non riescono a tenere il passo.
E in provincia la situazione è ancora più grave, perché non tutte le amministrazioni comunali hanno riattivato il servizio. A Pontinia – tanto per citarne una – sono sospesi sia il riconoscimento delle colonie felina sia le sterilizzazioni. A pagarne le conseguenze sono i gatti, che muoiono di fame o investiti da una macchina. «E’ una situazione inaccettabile di illegalità. Chiediamo ai comuni di adempiere i loro doveri nei confronti degli animali – prosegue Enpa – intanto abbiamo incaricato il nostro ufficio legale di assumere ogni opportuna iniziativa affinché ciò accada. Naturalmente, non escludiamo il ricorso alla magistratura.»