La parola fine sulla vicenda di Colleferro: tutti gli animali sono definitivamente in salvo. Anche Enpa ha collaborato al salvataggio

Ieri mattina (giovedì 18 febbraio, ndr) si è ufficialmente conclusa la vicenda del sequestro di Colleferro, in provincia di Roma; il più grande sequestro di equidi mai fatto in Italia e uno dei più grossi al mondo, che ha visto protagonista IHP nella gestione sul campo degli animali, in un’operazione senza precedenti. Per la prima volta, infatti, hanno lavorato insieme Associazioni (IHP, Rifugio degli Asinelli, ENPA, Legambiente), Forze dell’Ordine (NAS, Forestale, Polizia, Carabinieri) e Istituzioni (Ministero della Salute, Asl, Istituto Zooprofilattico).

IHP ha anche coordinato l’imponente campagna di raccolta fondi che, con oltre 65.000 euro, ha finanziato quasi per intero l’operazione, ma – soprattutto – si è fatta carico della gestione dei cavalli, mentre il Rifugio Degli Asinelli Onlus si è occupato degli asini, muli e bardotti.

Il sequestro ha coinvolto 222 equidi (di cui 22 sono morti prima o durante le operazioni) in un’area di centinaia di ettari tra i comuni di Colleferro, Segni, Valmontone, Gavignano e Paliano. I 42 asini, muli e bardotti sono stati quasi tutti trasferiti al Rifugio degli Asinelli (qualcuno affidato a privati), mentre IHP ha seguito le sorti di ben 158 cavalli e pony: alcuni affidati a privati e associazioni, altri provvisoriamente al Corpo Forestale dello Stato e altri trasferiti presso il Centro di recupero IHP.

Il sequestro è iniziato in pieno inverno, a gennaio 2013, costringendo i volontari a lavorare in condizioni proibitive, senza mezzi adeguati e senza un posto decente dove portare gli animali feriti o denutriti: per questo, sono state riadattare due vecchie aziende agricole abbandonate in provincia di Frosinone, luoghi fatiscenti e senza corrente elettrica, adibite infine a infermeria e paddock di prima accoglienza. IHP è riuscita così a strappare alla morte numerosissimi animali, anche se – purtroppo – non per tutti è stato possibile.
Non meno travagliato e complesso è stato l’iter giudiziario. I legali del proprietario degli animali hanno infatti chiesto e ottenuto dal Tribunale che venisse riconosciuto incapace di intendere e di volere, evitando così la condanna. Non solo: tecnicamente, questo passo avrebbe invalidato il sequestro preventivo, col rischio di dovergli restituire tutti gli animali.

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