Articolo di Luisa Maria Patruno pubblicato il 26 settembre sull’Adige
Antonio Russi getta la spugna e lo fa per protestare contro quello che definisce un «muro di gomma» del Servizio veterinario provinciale e dell'autorità giudiziaria, che da anni impedisce che le segnalazioni e le denunce formali presentate per casi di maltrattamenti di animali – soprattutto cani – vadano a buon fine.
Russi ha scelto un gesto forte: le dimissioni da guardia zoofila dell'Enpa (Ente nazionale protezione animali), che ha presentato ieri mattina in Questura.
Ha comunicato la sua formale rinuncia all'incarico di pubblico ufficiale di polizia giudiziaria – così è qualificata la guardia zoofila, che svolge attività volontaria e gratuita, dal nostro ordinamento – perché, spiega: «Sono molto demoralizzato. Le persone si rivolgono alla nostra associazione animalista segnalandoci i casi di maltrattamenti e chiedendoci di fare qualcosa, poi vedono che non succede niente e danno la responsabilità a noi. Il problema è invece che le nostre denunce finiscono quasi sempre in un nulla di fatto. Per il Servizio veterinario dell'Azienda sanitaria provinciale, infatti, va sempre tutto bene ed esclude i maltrattamenti».
Russi si è deciso dopo aver letto sull' Adige di lunedì scorso il pezzo sulla morte del cane Zeus e le dichiarazioni del direttore del Servizio veterinario, Giuseppe Eccheli, il quale forniva i dati in base ai quali su 85 segnalazioni di maltrattamenti ricevute negli ultimi tre anni i sequesti chiesti sono stati solo due. «Questo bilancio – dichiara la guardia zoofila dell'Enpa – è la conferma di quanto noi diciamo: contro i maltrattamenti non si sta facendo nulla. Io ormai ho 80 anni. Dopo 8 anni come guardia zoofila e 12 come presidente dell'Enpa non me la sento più di continuare. Lascio all'attuale presidente dell'associazione, Ivana Sandri, e agli altri volontari la responsabilità di andare avanti».