Influenza aviaria, scoppiano focolai nel Veneto, Lazio e Emilia-Romagna. Enpa: “Stop ad allevamenti intensivi”

"Animali da anni allevati in capannoni invece che all'aperto, imbottiti di antibiotici, tenuti in condizioni pessime, e poi ci stupiamo dell'esplosione di virus di influenza aviaria? Le persone dovrebbero sapere cosa mangiano, non si chiedono più da dove proviene la carne di animale che mettono nel piatto dove finiscono appunto uccelli malati".  Così Carla Rocchi, presidente nazionale dell'Ente Nazionale Protezione Animali commentando le ultime notizie dei recenti focolai di influenza aviaria scoppiati in Veneto, Lazio e Emilia-Romagna. “Poi magari partono gli indennizzi per l'abbattimento di polli – continua Carla Rocchi – un circuito che a me sembra piuttosto una forma di pazzia collettiva: si creano le condizioni dell'epidemia nell'allevamento, si abbattono gli animali e i titolari delle aziende agricole si prendono i risarcimenti. Intanto la gente mangia 'schifezze'”.

Per evitare queste epidemie basterebbe "puntare ad una alimentazione sostenibile, riducendo il consumo di carne al massimo due volte alla settimana, se proprio non se ne può fare a meno. Ma stiamo parlando al vento, perché tanto la mamma il petto di pollo al pupo glielo dà, il pediatra lo prescrive. L'Enpa è dispiaciuta per questo ulteriore abbattimento di animali. Come sempre, sono loro le prime vittime di una domanda insensata di consumo e di una gestione umana irresponsabile".

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