Il premier vara contributo pubblico di 450 euro per gli animali d’affezione. Ma è una bufala

Sta circolando in queste ore la notizia, diffusa da una sito web, secondo cui il Presidente del Consiglio dei Ministri avrebbe dato il via libera ad un presunto contributo annuo di 450 euro per le cure e il mantenimento dei “pelosi”. Attenzione: si tratta di una notizia priva di qualsiasi fondamento, cioè di una bufala o di una fake news.
 
Per quanto Enpa da anni chieda misure di sostegno a favore dei proprietari di animali, soprattutto delle famiglie “più a rischio”, purtroppo nessun provvedimento del genere è mai stato varato a livello nazionale. Esistono alcune misure di favore prese dai Comuni, come lo sconto sulla tassa della nettezza urbana per chi adotta un cane in canile, ma si stratta di iniziative a macchia di leopardo e non di provvedimenti sistemici quale quello prefigurato dal sito in questione.
 
D’altro canto, la “notizia” del presunto contributo pubblico – alla quale non si riporta alcun  collegamento, al fine di non favorire il clickbaiting (ossia la pratica “acchiappaclick”) promosso dal sito – è estremamente generica e non contiene alcun elemento che possa rimandare o anche solo permettere di individuare il presunto provvedimento. Non una data di approvazione né un numero identificativo della fantomatica legge o provvedimento, neanche una citazione, con nome e cognome, dei decisori istituzionali che l’avrebbero approvata. Nel testo ci sono poi elementi inverosimili, se non del tutto falsi. Così, ad esempio, la quantificazione delle risorse messe a disposizione per sostenere la misura – così esiguo da soddisfare appena 35mila famiglia quando in Italia i proprietari di animali sono milioni – o il riferimento  alla tracciabilità dei pet tramite Gps integrato nel microchip; persino  i nomi delle associazioni animaliste citate sono frutto di un’opera della fantasia, neanche troppo originale.
 
L’invito di Enpa, soprattutto in casi come questo, è di leggere sempre con occhio critico e con la massima attenzione quanto riportato da social, siti web e portali, ancora di più se trattasi di fonti poco attendibili, interessate soltanto ad “acchiappare click”. 

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