Green Hill. Enpa: sull’allevamento parlano la cronaca giudiziaria e le condanne in secondo grado. L’addio della Marshall una buona notizia

«A chi oggi si straccia le vesti per l'addio della Marshall vorremmo ricordare quanto la Corte d'Appello di Brescia scriveva lo scorso maggio nella sentenza con cui venivano confermate le condanne inflitte in primo grado ai vertici di Green Hill per le morti dei beagle e le terribili sofferenze patite dai cani detenuti nell'allevamento». Così l'Ente Nazionale Protezione Animali che nel procedimento giudiziario è stata parte civile. 

Sofferenze che furono causate da condotte “rispondenti ad una precisa e voluta politica aziendale volta a massimizzare i profitti e a minimizzare i costi di gestione a scapito della salute e del benessere degli animali”. Tutto questo in nome di“una politica che andava in senso diametralmente opposto all'evoluzione normativa e comunitaria, imperniata sempre più sulla considerazione e tutela dell'animale quale soggetto vivente in grado di apprezzare il dolore e la sofferenza”. 

A chi, nonostante l'evidenza dei fatti, accertati dall'esito del giudizio di merito e che la Cassazione non potrà rimettere in discussione, fosse comunque tentato da un'insostenibile difesa d'ufficio Enpa ricorda come su Green Hill sia in corso un secondo procedimento giudiziario, finalizzato – questo – a far luce sul possibile sistema collusioni che ha permesso all'allevamento di violare la normativa del nostro Paese in barba a ogni controllo. «Perché qui non si tratta soltanto del rispetto di principi etici e morali; di metodi mai validati scientificamente, quale appunto la sperimentazione su gli animali, e neanche del recepimento di normative europee. Qui – dichiara l'Enpa – si tratta anche di una struttura che, come acclarato nei primi due gradi di giudizio, ha sistematicamente violato la legge italiana, causando, secondo l'accusa, la morte di oltre 6mila cani e maltrattandone moltissimi altri. Animali che, è bene ricordarlo, anche quando sono riusciti a sopravvivere, lo hanno fatto in condizioni infernali». 
«Oggi – conclude l'Enpa – una buona notizia c'è: l'esperienza Green Hill va per sempre in archivio. Ora aspettiamo solo il verdetto della Cassazione». 

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