Giornata delle foreste. In Italia si deve fare di più per tutelare foreste. Stop al consumo di suolo

In Italia l’inverno 2023-2024 potrebbe passare alla storia come il più caldo di sempre. E’ quanto indicano le rilevazioni dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera (ISAC) e del Clima, che fa capo al Consiglio Nazionale delle Ricerche. Stando ai dati resi noti dall’Istituto, nei tre mesi invernali le temperature medie registrate sul territorio italiane sono state superiori di circa 2,2 gradi alla media trentennale 1991-2021, che in parte tiene già conto degli effetti del riscaldamento globale. Per curare la febbre del nostro Paese e del Pianeta serve una terapia d’impatto; misure finalizzate da un lato a rallentare la “corsa del termometro”, dall’altro a ridurre i gas serra in atmosfera. Le attività di forestazione e rimboschimento, e più in generale tutte quelle finalizzate alla valorizzazione delle aree verdi – ricorda Enpa, in occasione della giornata delle Foreste, che si tiene giovedì 21 marzo – rientrano a pieno titolo nelle strategie di contenimento del cambiamento climatico, anche nei centri abitati.

Nelle aree urbane, oltre a ripulire l’aria dagli inquinanti, i “polmoni verdi” sono estremamente efficaci per contrastare il fenomeno delle “isole di calore”, vale a dire l’incremento delle temperature che si verifica nelle aree a maggior concentrazione antropica e che può essere quantificato in diversi gradi centigradi. Nelle zone agricole o disabitate, boschi e foreste svolgono anche un’altra importantissima funzione in aggiunta a quella di termo-regolazione: sono dei veri depositi di carbonio. «Gli alberi “catturano” una parte dell’anidride carbonica rilasciata in atmosfera e – spiega Enpa – la tengono “stoccata” sino a quando non termina il loro ciclo vitale. La distruzione di un bosco o di una foresta causa, dunque, il rilascio di ingenti quantità di CO2, uno dei gas serra più pericolosi, ed è tanto più grave in quanto una sua eventuale ricostituzione non è immediata, ma richiede diversi anni».

Purtroppo, questo è proprio ciò che sta accadendo in Italia. Nel 2022 – rileva Ispra – il consumo di suolo è aumentato del 10% rispetto all’anno precedente, causando la perdita di altri 77 chilometri quadrati di territorio e di ben 4.500 ettari di terreni agricoli. Nel 2022, sostiene ancora Ispra, circa il 10% del territorio italiano risultava coperto da cemento. «I dati descrivono una situazione drammatica per la biodiversità, la salute dei cittadini, i delicatissimi equilibri ecosistemici. Rispetto a questa situazione, governo e maggioranza, non certo noti per l’attenzione ai temi ambientali, stanno facendo davvero poco sia per fermare la corsa del cemento che per potenziare i polmoni verdi, nelle aree abitate e non. Da tempo immemore – conclude Enpa – giacciono in Parlamento proposte e disegni di legge contro il consumo di suolo, che andrebbero anche a vantaggio degli stessi agricoltori. Ma, evidentemente, se non si parla di caccia, non si muove una foglia».

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