Gatti abbandonati, l’allarme dei volontari

Articolo di Nicola Munaro pubblicato il 20 agosto sull’edizione cartacea del Gazzettino
 
La vera emergenza, nella conta dell’estate padovana degli abbandoni, è quella che riguarda i gatti. Sono loro, i felini che con i cani si dividono il cielo degli affetti domestici, a venire chiusi fuori casa per sempre da padroni stanchi di prendersene cura. Il fatto poi che non esistano “gattili” dove poter trovare rifugio, complica la situazione. Con l’esito che i volontari che se ne occupano, si trovano ad attraversare l’estate ospitando fino anche a venticinque gatti randagi nei propri appartamenti.
 
A fotografare lo stato dell’arte è la sezione padovana dell’Enpa, l’Ente nazionale per la protezione degli animali. Sono loro gli angeli dei mici abbandonati. «La vera emergenza, nonostante in molti parlino dell’abbandono dei cani, riguarda i gatti – spiega Anna Mattoschi, del direttivo dell’Enpa di Padova – che sono però solo la punta di un iceberg. Ai nostri centralini ci segnalano di tutto: conigli, porcellini d’india, tartarughe, anche qualche rettile o animale esotico che diventa ingestibile soprattutto per la mole. Le persone purtroppo prendono gli animali in maniera scriteriata e li abbandonano senza pensarci».
 
Su tutti, come detto, i felini. Vero cruccio di amministrazioni che potrebbero fare ma non fanno, costringendo i volontari a pensarci e lasciando che città e paesi si popolino di nuovi cuccioli ogni volta. «Siamo in seria difficoltà – continua Mattoschi – Una volta che il gatto randagio è stato trovato, se riusciamo a catturarlo in maniera adeguata il volontario se lo deve tenere a casa perché non esistono gattili. Se si salva, se supera tutte le cure, allora viene messo in adozione ma fino a quel momento resta con il volontario. Ci sono volontari che hanno dai 22 ai 25 gatti in stallo».
 
Una situazione colpa anche, secondo Enpa, degli stessi cittadini che oltre a segnalare non farebbero nulla. «Ci dicono di venirli a prendere e basta ma noi non siamo le istituzioni, che sono assenti – attacca Mattoschi – Per legge gli animali randagi sono di responsabilità del Comune: la legge dice che alla colonia felina ci deve pensare il sindaco. Ricevendo le segnalazioni, i sindaci possono attivare le pratiche di sterilizzazione attraverso le Ulss. In certe città escono gli stessi volontari delle Ulss per sterilizzare e provare a porre rimedio al randagismo dei gatti».
 
Discorso del tutto diverso per quanto riguarda i cani che sono più tutelati attraverso i microchip ormai obbligatori per legge. «Se viene catturato un cane randagio e ha il microchip, l’animale viene curato e poi viene contattato il proprietario che pagherà una multa. È quindi impossibile che il cane, se preso, non torni dal padrone – precisa Mattoschi – Se invece il cane non ha il chip, gli verrà impiantato e poi verrà portato al canile di riferimento, che per Padova è quello di Rubano».

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