Furla e Versace nella lista delle maison fur free, Rocchi (Enpa): mettere subito al bando gli allevamenti di animali usati per le pellicce

«Con la scelta fur free di Furla e quella annunciata di Versace, che rende ancora più corposa la lista delle maison attente alla sensibilità animalista , si ribalta finalmente il paradigma sul quale per secoli si è basata l’industria della moda. L’utilizzo del corpo degli animali per il confezionamento dei capi di abbigliamento diventa di giorno in giorno sempre più antieconomico, perché i consumatori non ne vogliono più sapere di acquistare prodotti fabbricati sul dolore e sulla sofferenza di altri esseri viventi». Lo dichiara la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi, commentanto la svolta cruelty free delle due note case di moda.
 
«Se la produzione di capi di pelliccia è diventata antieconomica – questo il ragionamento di Rocchi – lo sono, a maggior ragione, anche le attività legate allo sfruttamento e all’allevamento degli animali cosiddetti da pelliccia. Dunque non c’è alcuna valida ragione – d’altro canto quelle etiche non ci sono mai state – perché si debba continuare a tenere in piedi un sistema anacronistico, crudele, e ormai “fuori mercato”».
 
Da qui la richiesta di Enpa – l’ennesima – affinché il nuovo esecutivo metta al bando le fabbriche della morte. «Molti Paesi – conclude Rocchi – hanno preso atto della nuova realtà, è tempo che anche il nostro si muova. Governare il cambiamento è più vantaggioso che subirlo».

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