Finanziamenti agli allevamenti di suini. Ciwf, Enpa e Lav scrivono alla Commissione Europea: il Governo italiano eroga soldi pubblici a settore operante per il 98% nell’illegalità

La associazioni CIWF, Enpa e Lav hanno scritto una lettera ai Commissari europei all’Agricoltura, alla Salute e alla Sicurezza Alimentare, denunciando il recente colpo di mano avvenuto nel Parlamento italiano sulla Legge di conversione del Decreto-legge per le aree agricole in crisi.

Con questo provvedimento, infatti, l’Italia ha stanziato 5 milioni di euro (1 milione nel 2019 e 4 nel 2020) a pioggia su un settore, quello degli allevamenti di suini, che opera per la quasi totalità nell’illegalità. A dirlo è la stessa Commissione Europea che con un audit ha rivelato come il 98% delle strutture pratichi routinariamente ai suini il taglio della coda, in contrasto con quanto disposto dalla normativa comunitaria.

Una violazione importante, tanto che per rientrare da questa condizione di diffusa illegalità, il Ministero della Salute ha approntato una road map. Le associazioni chiedono il minimo rispetto della Legge e l’erogazione dei contributi ai soli imprenditori che abbiano avviato un piano di rientro, così come previsto dal Ministero della Salute.

«Con l’approvazione della legge di conversione – osservano le associazioni – vengono messi sullo stesso piano sia gli imprenditori che violano la previsioni di legge, ignorando anche le più basilari norme a tutela degli animali, sia quelli che le rispettano o che, comunque, hanno avviato un percorso di rientro nella legalità».

Alla Commissione Europea Ciwf, Enpa e Lav chiedono di esercitare le dovute e doverose pressioni sul Ministro italiano delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo, Gian Marco Centinaio, affinché sani questo vulnus nel Decreto ministeriale previsto per l’attuazione della norma.

«Per il nostro Paese è l’ultima chiamata. A quel punto Lega e M5S avranno l’onere di spiegare ai cittadini italiani che ingenti risorse pubbliche saranno impiegate non per il bene comune, ma per incentivare un comparto che opera nell’illegalità».

 
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