L'Ente Nazionale Protezione Animali ha presentato un esposto alla Procura della Corte dei Conti in merito al trasferimento dei randagi dal canile di San Giovanni Rotondo a quello di Bari, gestito dalla Mapia S.r.l.. Secondo Enpa, tale trasferimento non presenterebbe soltanto profili di illegittimità, ma causerebbe anche un danno erariale alle amministrazioni pubbliche per quanto concerne la ripartizione delle risorse (stanziate dal Ministero della Salute) e la successiva erogazione dei fondi per le attività di prevenzione e contrasto al randagismo. Tali fondi vengono infatti suddivisi in base al numero di randagi che insistono su un dato territorio. Pertanto, trasferire i cani dal Comune di competenza, cioè quello su cui sono stati messi in sicurezza, a un altro – per di più distante oltre 100 chilometri – equivarrebbe ad alterare e distorcere i parametri sulla cui vengono assegnate le risorse pubbliche, oltre a vanificare il lavoro dei volontari per trovare loro un'adozione.
Il condizionale è d'obbligo, poiché, nonostante le ripetute e pressanti richiesta di Enpa, la convenzione tra il Comune di San Giovanni Rotondo e la Mapia Srl di Bari resta, ad oggi, un oggetto misterioso. «Nei mesi passati, con il supporto del coordinamento regionale Enpa per la Puglia, abbiamo più volte sollecitato l'amministrazione comunale sull’emergenza randagismo e chiedendo altresì di essere edotti in merito alla convenzione nei suoi vari e disparati aspetti. Ma l'amministrazione comunale – spiega Gloria Pia Capodilupo, responsabile Enpa sul territorio – ha sempre mantenuto il più stretto riserbo».
Per questo, contestualmente all'esposto alla Procura della Corte dei Conti, l'associazione ha anche presentato al Comune di San Giovanni Rotondo un'istanza di accesso agli atti. «Così – prosegue Gloria Pia Capodilupo – sarà finalmente possibile capire cosa prevede questa fantomatica convenzione alla luce delle inusuali movimentazioni (un canile efficiente dovrebbe gestire quanto in convenzione, senza dovere sottoporre i cani a viaggi e spostamenti). I cittadini hanno diritto di sapere come vengono impiegate le risorse pubbliche, tanto più se tale utilizzo rischia di causare un danno alla salute e al benessere dei cani». I quali, ricorda Enpa, vengono costretti a un viaggio di circa 150 chilometri per arrivare in una struttura che potrebbe essere sovraffollata.