Enpa: riconoscere l’impatto delle produzioni animali sul clima e sull’ambiente. Apprezzamento per la mozione 5 Stelle

«Riteniamo particolarmente importante che nella discussione delle mozioni sul clima, su cui è previsto il voto oggi alla Camera, in vista della Conferenza di Parigi di fine anno che tornerà ad occuparsi di stravolgimenti climatici, entrino finalmente temi come gli effetti del consumo di carne e del diritto all'acqua: questioni enormi che non riguardano soltanto la nostra specie, ma tutti gli esseri viventi». Lo dichiara la consigliera nazionale di Enpa, Annamaria Procacci.

«In questo senso – aggiunge Procacci – apprezziamo il riconoscimento, contenuto nella mozione del Movimento 5 Stelle, del forte impatto ambientale dei prodotti di origine animale e della necessità di indirizzare i cittadini verso stili di vita più sostenibili». E' ormai riconosciuto anche dalla Fao che proprio gli allevamenti intensivi e l'”industria della carne” sono responsabili del rilascio in atmosfera di un quinto dei gas serra, contribuendo alla “febbre della Terra”. In tale scenario, l'organizzazione Onu prevede che il consumo di carne sia destinato a crescere del 73% entro il 2050, raggiungendo 465 milioni di tonnellate l'anno: nel 1950 erano circa 45 milioni. Ciò comporterà un forte incremento dei sistemi di allevamento intensivo “su larga scala” (così recita il rapporto Liverick, 2011), e tali sistemi sono fonte di preoccupazione per il loro impatto ambientale. Si calcola infatti che sulla Terra vi siano oggi tra 1,5 e 2 miliardi di bovini destinati ad essere uccisi e mangiati e le loro sofferenze troppo spesso restano ignorate.

A questo sistema economico e industriale è funzionale anche il pascolo estensivo che può comportare, come in Amazzonia, la deforestazione, lo sterminio della biodiversità, il rilascio in atmosfera di enormi quantità di anidride carbonica, la progressiva desertificazione dei terreni. Gli allevamenti intensivi di tantissime “macchine animali” comportano inoltre il rilascio in atmosfera di circa 100 milioni di tonnellate all'anno di metano, gas serra prodotto durante i processi digestivi; di ammoniaca, contenuta nella enorme quantità di deiezioni e responsabile per l'inquinamento delle falde acquifere; di auxinici (farmaci per l'accrescimento rapido), antibiotici e ormoni. E con gli allevamenti intensivi si “bruciano” anche enormi quantità di cereali, sottratte all'alimentazione umana e destinate a quella degli animali imprigionati: negli Stati Uniti infatti il 70% di queste coltivazioni agricole è finalizzato a produrre polpette.

«Questo pianeta – conclude Procacci – è l'unico che abbiamo, le risorse appartengono a tutti, umani e non umani, ed è importante che nelle mozioni presentate dal Movimento 5 Stelle e da Sel figuri la questione dell'acqua, diritto fondamentale per tutte le specie viventi, fortemente richiamata anche dalla recente enciclica papale».

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