Ecoreati. Enpa: la direzione è giusta ma restano forti perplessità. Ora, tutelare efficacemente la fauna protetta

«Finalmente, dopo diciotto anni di tentativi, il Parlamento ha introdotto nel Codice Penale come delitti i reati contro l'ambiente ed è evidente a tutti quanto fosse necessaria questa normativa», lo dichiara Annamaria Procacci consigliere nazionale di Enpa. Il nostro Paese ha pagato prezzi altissimi, in termini di ambiente, di salute, di diritti dei cittadini e prezzi altissimi sono stati pagati anche dalla nostra biodiversità, di cui troppo poco si continua a parlare. «Un grande passo avanti, dunque, quello voluto dal Parlamento – prosegue Procacci – ma che lascia preoccupanti margini di incertezza sull'applicazione della norma, a cominciare dalla definizione di disastro ambientale abusivo, rispetto alla quale non condividiamo le considerazioni rassicuranti che da tante parti sono state avanzate. Ci chiediamo, ad esempio, se la miriade di autorizzazioni concesse dagli amministratori locali possa cancellare una situazione di illegalità e dunque il reato ambientale ad essa conseguente, soltanto perché “autorizzato”».

E sempre in materia di reati ambientali resta ancora aperta la questione importantissima della tutela penale della fauna selvatica protetta che chiediamo al Parlamento di affrontare al più presto. «E' inaccettabile – aggiunge Andrea Brutti dell'Ufficio Fauna Selvatica di Enpa – che il patrimonio indisponibile dello Stato rappresentato dagli animali selvatici (così recita l'articolo 1 della legge 157/92), soprattutto da quelli particolarmente protetti, venga oggi “tutelato” con misure del tutto insufficienti e con sanzioni inadeguate, di molto inferiori ad esempio rispetto a quanto la legge preveda per il reato di danneggiamento. Eppure nel nostro Paese i reati contro la fauna sono rilevanti e frequentissimi e costituiscono buona dei reati ambientali. Il lupo è la vittima eccellente di questi comportamenti criminali».

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