Gli incendi della scorsa estate hanno ancora una volta determinato l’azzeramento di enormi porzioni di natura provocando la morte a decine di milioni di animali selvatici tra le fiamme.
La fauna selvatica superstite, in estrema sofferenza a causa della riduzione degli spazi, delle fonti di cibo e di riparo, è oltretutto costretta a subire in queste settimane una fortissima la pressione venatoria causata, tra l’altro, dalla mancata applicazione dei divieti previsti dalla legge 353/2000 sul contrasto agli incendi boschivi.
Il Decreto Legge incendi rappresenta una occasione storica e irripetibile per modificare questa legge, rendendola realmente efficace a garantire la tutela di questi ambienti così importanti per la fauna selvatica e per le comunità umane.
Inspiegabilmente, nel testo decreto, che si trova in fase di conversione al Senato presso la Commissione Ambiente e Territorio, non risulta però mai citata la parola biodiversità. Alcune delle misure previste consentiranno addirittura di adottare interventi invasivi, come tagli boschivi o utilizzo del “fuoco prescritto”, senza la previsione di alcun tipo di controllo necessario a ridurre il rischio di impatti negativi a carico degli ambienti naturali e di speculazioni legate alla gestione delle biomasse.
“Abbiamo segnalato – dichiarano le associazioni ENPA, LAV, WWF Italia – tanto al Parlamento, quanto al Governo, e nello specifico al Ministero della Transizione Ecologica, i rischi di tale approccio normativo che dimentica di porre al centro di ogni azione l’interesse fondamentale di tutela ambientale, ed abbiamo formulato specifiche proposte di modifica. Tuttavia dobbiamo registrare una incredibile chiusura da parte dei rappresentanti dei vari dicasteri, in particolare di quelli deputati a presidiare gli interessi di tutela ambientale, alle proposte mirate ad introdurre le misure necessarie per la tutela degli animali sopravvissuti, come la tempestiva identificazione delle aree percorse dal fuoco ai fini della immediata sospensione anche dell’attività venatoria.