Sembra incredibile, ma è così. Dal 1° gennaio scorso la vigilanza ambientale in Toscana, sia istituzionale che volontaria, è di fatto pressoché paralizzata. E' infatti entrato a regime il trasferimento di competenze dalle Province alla Regione, ma continua a non essere chiaro il futuro delle Polizie Provinciali e soprattutto quanto queste si occuperanno ancora di ambiente e fauna piuttosto che di altre problematiche tipo quelle connesse alla circolazione stradale. Il tutto è aggravato dalla concomitante revisione dell'assetto del Corpo Forestale dello Stato, anch'esso dal futuro tutt'altro che chiaro.
Ma questo non basta. Oltre all'oggettivo e grave ridursi delle forze in campo, ci troviamo di fronte infatti anche ad un clamoroso ritardo nelle procedure di applicazione delle nuove competenze in tema di vigilanza a livello regionale. La Regione Toscana non ha infatti ad oggi attuato una serie di passaggi senza i quali la vigilanza sul territorio, compresa quella volontaria, risulta sostanzialmente non effettuabile.
In particolare:
- in assenza di direttive precise, di fatto le Polizie Provinciali hanno al momento sospeso la vigilanza in tema di fauna e caccia.
- non è stato indicato l'organismo deputato a ricevere un verbale di violazione da parte della vigilanza volontaria;
- non è stato definito a quale Ente (e relativo conto corrente) si debba fare riferimento per pagare le somme dovute alle contestazioni ricevute;
- non è stato indicato quale organo è deputato a ricevere e custodire eventuale materiale sequestrato;
- un soggetto contravvenzionato non sa nei confronti di quale ente presentare eventuale ricorso.
E' evidente come in questo vuoto normativo/regolamentare qualsiasi forma di vigilanza, sia da parte delle forze istituzionali che delle guardie volontarie, è resa pressoché impossibile e non è un caso che si stia assistendo ad una recrudescenza degli atti di bracconaggio con esempi eclatanti come nel caso del Padule di Fucecchio, dove la zona umida nei giorni scorsi ha subito un attacco con sparo di razzi bengala per far uscire gli uccelli dall'area protetta e poterli colpire a fucilate tutt’intorno.
E' inoltre del tutto evidente come la carenza di vigilanza sia di particolare gravità anche per quanto riguarda la sicurezza, in particolare in una regione come la Toscana dove sono sempre più diffuse e praticamente ubiquitarie tipologie di caccia particolarmente pericolose come la caccia al cinghiale, la cui pericolosità è continuamente confermata dai tanti gravi incidenti sul campo.
Di fronte a tutto questo WWF, Legambiente, ENPA e LIPU fanno un appello alla Regione perché affronti e risolva urgentemente una situazione che è inaccettabile e gravissima per l'ambiente e la fauna della Toscana, ma anche per i cittadini stessi, esposti al rischio di un territorio senza più controllo alcuno.